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L'azzurro multietnico. Gli Usa e tanta Africa per decollare ai Giochi

Il 15% degli atleti ha origini straniere, zero "asiatici". Alla faccia delle accuse inglesi...

L'azzurro multietnico. Gli Usa e tanta Africa per decollare ai Giochi

Facciamoci un bel giro del mondo con i nostri ragazzi. Si, con l'Italmondo disegnato dagli azzurri che se la giocheranno a Tokyo. L'Italia si presenta in grande numero: 384 atleti, quanti mai. Ma, in barba ai rosicamenti inglesi, dopo la vittoria europea del calcio, quanto mai distribuiti su un bel mappamondo. E senza pensare al colore della pelle: non a caso Paola Egonu ci rappresenterà davanti alla bandiera olimpica. Meglio, invece, divertirsi a piantare bandierine in questa Italia senza confini. Le ragazze del softball invitano allo slang Usa, anche se ieri hanno lasciato passo alle americane. Del resto siamo o non siamo paisà? Diciamo che Marcel Jacobs rappresenta una evoluzione. La cosiddetta globalizzazione nostra parla di chi è nato in Italia oppure giunto dopo aver vissuto altrove. Qualcuno ha nonni o genitori italiani, qualche altro si è sposato, c'è chi ha ottenuto la nazionalità negli ultimi anni. Nicholas James Ponzio, lanciatore di peso nato a San Diego, ci è arrivato appena in giugno. Il mappamondo rappresenta circa il 15% della spedizione: 59 atleti, con ogni probabilità, conti alla mano, è un record. E circa la metà nell'atletica.

È vero, forse ci manca un po' di Oriente: niente Giappone, Cina e affini. Abbiamo pescato dall'Australia Kiri Tontodonati, donna del canottaggio nata a Camberra, sposata ad un tecnico della disciplina, rinforzo di una famiglia sportiva che guarda anche alla marcia (Federico). Il gruppo di forza arriva dall'Africa: Marocco, Sudan, Eritrea, Nigeria che ci regala, oltre a Paola Egonu, una schiera di eccellenti ragazze dell'atletica. Poi Etiopia, Camerun, Costa d'Avorio, Egitto, Tunisia, Ghana che ci ha portato Jasmine Paolini, ragazza di colore dalla parlata toscana, nata a Castelnuovo Garfagnana, italiana di padre e con mix di culture da parte di mamma: un po' polacca e un po' africana. L'Africa è la nostra miniera: speriamo d'oro, ma basterebbe anche un metallo meno eccelso. Vecchie conoscenze come Fofana, nato a Gavardo con genitori della Costa d'Avorio, oppure Gloria Hooper di Villafranca da genitori del Ghana, oppure di chi qui ha riscoperto un nuovo mondo: Crippa e i suoi fratelli per esempio. Cuba ci regala 4 rappresentanti e 3 grandi personaggi. Frank Chamizo, il lottatore figlio di un padre-lottatore che lo aveva lasciato a due anni, cresciuto da una nonna perché la madre viveva in Spagna, sfuggito a tante avversità: ora insegue l'oro olimpico, dopo il bronzo di Rio. Il pallavolista Osmany Juantorena, basta il cognome per dirlo nipote di un grande dell'atletica. Infine la lunghista Yadisleidi Pedroso. Senza dimenticare i talenti della Repubblica Dominicana. Nuoto e tuffi ci portano in Canada. Pietro Figlioli è l'emblema della pallanuoto nato in Brasile. Abbiamo pescato dal Regno Unito e diversificato in Europa. La pallavolo nel nome di Ivan Zaytsev, asso di origine russa. Il volley è il nostro miglior minestrone, mischia lingue dell'Europa orientale. In sintesi, Americhe, Australia, Africa, Europa: ecco la bandiera multicolore di questa Italia.

E sventola felice, alla faccia degli inglesi.

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