La legge di Zapata indigesta alla Signora

La Samp sblocca col colombiano poi va sul 3-0 Juventus in difficoltà, si sveglia troppo tardi

La legge di Zapata indigesta alla Signora

La Signora si ferma a Genova, maltrattata dalla Sampdoria con tre schiaffi clamorosi che mostrano i nervi tesi della squadra di Massimiliano Allegri. Versione “dottor Jekyll e Mr. Hyde” incassa il secondo ko in campionato e torna a quattro punti dal Napoli dopo una partita in cui avrebbe meritato il vantaggio prima di rischiare di straperderla. Perché quando va sotto succede quello che non ti aspetti dalla Signora: si innervosisce e subisce tre gol in 27 minuti. Peggio anche dell’anno scorso, sempre a Marassi e sempre in questo periodo, ma contro il Genoa, ne presero tre in 29’. Fa riflettere il modo in cui i campioni d’Italia si scompongono davanti alla prima difficoltà. Già innervositi dal non essere riusciti a trovare il gol dopo aver creato tanto: dalla botta di Cuadrado deviata con la schiena da Viviano al contropiede tre contro uno sbagliato da Higuain quando la Samp è già avanti con il primo tiro della sua gara, la testata di Zapata. Poi il destro chirurgico di Torreira e il tap in di Ferrari mettono alle corde una Signora che mostra il fianco. Ovviamente pesano i dieci gol incassati in trasferta dalla difesa che torna nel mirino, anche se due dei tre di ieri sono frutto di errori individuali: il primo un pasticcio di Asamoah; sul tris Khedira subisce fallo ma non può permettersi di fermarsi a protestare. A dover preoccupare Allegri è anche il modo in cui reagisce la sua squadra: isterica e frenetica. Come se non accettasse di subire gol, lo vivesse come una violenza al suo dna. E sta pesando anche il fatto che in questa stagione la concorrenza corre e ti obbliga a non poter mai rallentare. Anzi è la Juventus a farlo ogni volta che si alza l’asticella: Atalanta, Lazio e ieri la Sampdoria. I bianconeri hanno perso con due delle prime sei e devono ancora incontrare Napoli, Inter e Roma. Allegri si aggrappa alla fatalità: «Abbiamo preso gol al primo tiro, fa parte del calcio che è fatto anche di casualità». Non la pensa così Giorgio Chiellini: «Non esiste il caso, ci manca qualcosa». Potrebbe essere la fame dopo sei scudetti di fila. Oppure la calma dei più forti che ieri ha avuto la squadra di Giampaolo, che all’undicesimo tentativo riesce a battere la Juve dopo dieci ko, colpendo al momento giusto. Consapevole che la Signora qualcosa concede sempre soprattutto lontano da casa. Non è certo Buffon in panchina la scelta di Allegri che si rivela sbagliata, piuttosto Douglas Costa che entra e incide più di Bernardeschi che dura mezz’ora e di un Mandzukic senza muscoli. Il peccato originale resta non aver segnato per prima perché Higuain su rigore e Dybala, uscito dalla panchina, hanno solo dato l’illusione di una clamorosa rimonta. Allegri dice: «Non dobbiamo farci prendere dagli attacchi isterici». E poi twitta: «Se non si è reattivi con la testa, si prende gli schiaffi anche quando non li si merita». E rimanda ogni discorso alla fine del girone d’andata, continuando a dare in un certo modo alibi alla squadra dopo una partita piena di contraddizioni: perdere malamente dopo una buona ora, lascia interdetti.

Adesso c’è il Barcellona per dire se questo cortocircuito è il segnale di una possibile rivoluzione come dice l’incontenibile Ferrero: «La Juve aveva la 500, noi eravamo la Ferrari. E stavolta si sono scansati loro...». Così alimenta il sogno delle altre di interrompere sei anni di egemonia della Signora. Qualche crepa c’è e Allegri ammette: «Non potremo ammazzare il campionato».

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