La serie A fa il giro del mondo in ottanta colpi. Tanti sono gli stranieri immacolati che sono sbarcati durante l'estate. Calciatori che per la prima volta vedranno la desolazione di gran parte degli stadi in Italia. Per molti la sfida sarà quella di fare meglio di quei 109 colleghi di passaporto non italiano che l'anno scorso sono riusciti nell'impresa di giocare meno di otto partite. Carlo Tavecchio e Antonio Conte possono urlare il loro allarme stranieri, ma intanto lavora già a pieno ritmo la vagonata di carneadi, molti dei quali non lasceranno traccia nel pallone tricolore. Fenomeno dilagante, si sfiora ormai il 55 per cento di stranieri in campo. Ma trovare rimedi è difficile perché è quasi impossibile scrivere norme senza scontrarsi con le leggi. L'ultimo baluardo è il tetto degli extracomunitari per il resto è una giungla. Però c'è chi come la Russia, in risposta anche al flop mondiale, pensa di mettere un tetto agli stranieri: sei per il calcio, tre negli altri sport. L'obiettivo del ministro Vitaly Mutko è quello di presentare al Mondiale di casa del 2018 una nazionale più competitiva.
Invece l'Italia non cambia rotta e fa sbarcare sconosciuti con le valigie cariche di buoni propositi, per molti c'è poco altro nel bagaglio. Si è pescato un po' ovunque e spesso ci si ritrova tra le mani storie da raccontare, prima ancora di giocatori. I club hanno guardato il Mondiale, il Palermo su tutti ha portato in Sicilia quel Giancarlo Gonzalez che ha guidato la difesa della Costa Rica anche contro l'Italia. Il Verona ha già fatto esordire il primo moldavo nella storia del torneo: Ionita. Non è stata certo Brillante (così si chiama l'australiano della Fiorentina) l'idea di Montella di lanciare subito all'Olimpico il centrocampista. Viola che ha il record di nuovi stranieri: otto. Il colpo dell'ultimo giorno, diciamo con un nome di richiamo, leggasi Saviola, ha allungato la clamorosa lista di ultratrentenni sbarcati in Italia.
Anche se non si sentiva certo il bisogno di rinforzare l'etichetta di campionato vecchio. Ecco perché l'esordio del diciottenne Coman con la Juventus è stato celebrato alla grande. In realtà il francesino sembrava destinato a un ruolo di comprimario. Doveva crescere al fianco dei grandi, giocando nella primavera, dove il calcio italiano affonda le radici della sua crisi. Perché le giovanili delle grandi squadre, e non solo, sono spesso infarcite di stranieri che tolgono spazio ai giovani italiani. Per restare in casa Juve, si pesca addirittura dalla cantera del Barcellona. Ma come i bianconeri si possono fare altri esempi.
Infatti agli ottanta stranieri sbarcati in questa sessione di mercato con tanto di commissioni ai procuratori, si deve aggiungere un gruppone di giovani che andranno a esibirsi nelle squadre giovanili. Senza soldi, si cerca il colpo in anticipo, ma l'effetto è devastante sul made in Italy. Il conto salatissimo l'Italia lo paga con gli interessi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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