Leoni contro kilt uniti dai papaveri vietati dalla Fifa

Oggi Inghilterra-Scozia dopo 17 anni. Con il pensiero agli assurdi veti dei burocrati federali

Leoni contro kilt uniti dai papaveri vietati dalla Fifa

Una partita sull'isola. Fuori dall'Europa, Inghilterra e Scozia si giocano un ritaglio del biglietto per il mondiale. Oggi a Londra c'è tutta la storia del football, due nazioni e due nazionali centododici volte di fronte, prima assoluta sfida internazionale, datata trenta di novembre del milleottocentosettantadue, nello stadio di cricket di Hamilton Crescent a Glasgow, quattromila spettatori, biglietto di ingresso scellini uno. Per gli scozzesi è l'unica partita che vale la pena di giocare e vivere. Gli inglesi la snobbano, preferiscono gettare il sangue contro i tedeschi e gli argentini, ci sono di mezzo la guerra, le Malvinas, tutto il resto, i kilt di Scozia sono folklore.

Torna alla mente il tracollo del Sessantuno, quando l'Inghilterra travolse 9 a 3 la Scozia, il cui portiere, Frank Haffey, per la vergogna, decise di abbandonare il paese ed emigrare in Australia. L'Inghilterra è il grande nemico, il nazionalismo scozzese gonfia i petti dei cuori coraggiosi, Wembley è il teatro giusto. Oggi si gioca pensando a Russia 2018 ma ricordando il passato, non soltanto quello del football. La Fifa ha fatto divieto alle due nazionali di porre sul petto delle maglie il papavero rosso, il poppy, la memoria dei caduti della prima guerra mondiale, nel giorno del ricordo. Per la Fifa quel fiore rosso, rosso di sangue, cantato anche da Fabrizio De André ne la Guerra di Piero, sarebbe un simbolo politico, creerebbe un precedente pericoloso, alimenterebbe la sfida violenta. E le bandiere che cosa sono, allora? E gli inni nazionali? Non sono forse, questi, simboli politici veri, ufficiali? Sciocchezze di piccoli uomini che vivono fuori dal mondo, che con il calcio hanno fatto fortuna ma lo violentano con leggi stupide.

Inghilterra e Scozia sfidano la Fifa, già in campionato, sia quello inglese, sia quello scozzese, le squadre hanno giocato col papavero stampato sulle maglie, lo stesso hanno fatto gli allenatori, Conte, Ranieri, Mazzarri, Mourinho, Guardiola. E il Galles ha promesso di indossarlo domani nella partita con la Serbia, sì, per onorare i caduti, ma anche per ribellarsi alla cecità di chi governa il calcio.

Un fiore, dunque, non la Manica, separa l'isola dal resto del mondo calcistico, e Inghilterra-Scozia è il primo derby del dopo Brexit, si gioca per il mondo, l'Europa è oltre The Channel anche se il Parlamento potrebbe smentire la scelta del popolo non più sovrano. Partita tecnicamente squilibrata. La Scozia ha smarrito la propria leggenda, non soltanto nei cognomi dei suoi grandi interpreti, da Dalglish a Gordon McQueen, da Jordan a Strachan, da Souness a McGrain, da Gemmill ad Archibald, non si qualifica ai mondiali dal 1998, il Celtic in coppa è una bandiera controvento, lo stato generale del calcio scozzese è in crisi. L'Inghilterra sembra di un altro mondo, per denari, per fama, dunque Wembley prepara l'esecuzione.

Nel '99, ancora a novembre, a Wembley, si giocò un play off per l'Euro 2000 che vide gli scozzesi inutilmente vincitori 1 a 0. Gli inglesi avevano, infatti, vinto l'andata 2 a 0, qualificandosi per gli europei in Olanda. Abitanti della stessa isola, si ritrovano 17 anni dopo, con un papavero e un pallone. Fuori dall'Europa ma dentro il calcio.

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