L'Euroderby 20 anni dopo è sempre meno azzurro. Dai campioni del mondo agli stranieri per forza

Nel 2003 in campo il 50 per cento di convocabili in Nazionale, ora meno del 30. Allora nell'Inter ko Vieri, il suo italiano più forte; ora nel Milan a rischio Leao, il suo straniero più determinante

L'Euroderby 20 anni dopo è sempre meno azzurro. Dai campioni del mondo agli stranieri per forza
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Com'è cambiato il derby, vent'anni dopo? Prima di capire come finirà, c'è un dato già certo, che poi fotografa anche l'involuzione del nostro calcio, allora prossimo a diventare campione del mondo e che oggi invece i Mondiali da 2 edizioni nemmeno li gioca. L'Euroderby è infatti molto meno italiano di allora, colpa soprattutto del Milan, che nel 2003 giocò la partita di ritorno con 4 futuri campioni del mondo (Nesta, Pirlo, Gattuso e Inzaghi), 2 che non lo furono solo per ragioni anagrafiche (Maldini e Costacurta), più Abbiati, Ambrosini e Brocchi, gli ultimi 2 entrati nel secondo tempo. In totale, 9 giocatori selezionabili per la Nazionale, entrati a referto (furono 6 nella sfida di andata). Tra le tante sfida da derby, la più attesa dai tifosi è forse quella fra due simboli come Tonali e Barella, rivali di club e compagni in azzurro

Domani sera, Pioli manderà in campo Calabria e appunto Tonali e nemmeno fra i 5 cambi ci sarà probabilmente un terzo italiano (Pobega, Gabbia?). Chi più del ct Maldini può rimpiangere quell'epoca? Probabilmente i tifosi del Milan, perché cittadinanze a parte, l'impressione chiara è che Ancelotti avesse un gruppo molto più forte di Pioli, nonostante Maignan e Leao, gli unici che forse avrebbero trovato posto in quella squadra di campioni. Sheva e Inzaghi o Nesta e Maldini, vuoi dire? E Pirlo e Gattuso? Hai voglia a pescare su youtube

Domani, Inzaghi partirà invece con 5 italiani (Darmian, Acerbi, Bastoni, Dimarco e Barella), esattamente come fece Cuper nel 2003 sia all'andata (Toldo, Cannavaro, Materazzi, Di Biagio e Coco) sia al ritorno (i primi 4, con poi Cristiano Zanetti al posto ma non nel ruolo di Coco). L'Inter tutta internazionale doveva ancora arrivare (a firmare la prima fu Mourinho, nel 2008 contro la Roma), mentre il Milan ha giocato per la prima volta con 11 stranieri solo all'inizio di quest'anno, a Salerno.

Nel 2003, peraltro, Cuper giocò la doppia semifinale senza il suo italiano forse più forte di tutti, cioè il capocannoniere del campionato Bobo Vieri, infortunato. Al suo posto, Recoba (e poi Martins e Kallon) un po' come stavolta rischia di accadere a Pioli, con Leao. Allora un italiano, adesso un portoghese. Allora, pur già senza limiti, gli stranieri erano minoranza e quasi sempre veri rinforzi. Oggi sono consuetudini, spesso speculazioni, qualche volta aiuti agli allenatori, ma certo non in misura proporzionale ai numeri.

Ed è con gl'italiani che Inzaghi ha recuperato posizioni, anche personali. Ha lanciato Dimarco là dove c'era Perisic, messo Darmian al posto di Skriniar, ha voluto Acerbi, che non è certo un giovanotto, ma è molto meglio dell'olandese De Vrij, e lui lo sapeva.

Pochi dubbi sul Milan

di Ancelotti contro quello di Pioli. Ma anche Cuper allenava un'Inter migliore di quella di Inzaghi? Qui la sfida, per quanto molto virtuale, sembra più equilibrata, soprattutto se l'Inter di allora arruolasse anche Vieri.

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