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Lewis, 91 trionfi come Schumi. E quel casco di papà Michael

Hamilton aggancia il kaiser in vetta nelle vittorie in F1, l'omaggio del figlio Mick. L'inglese: "Inimmaginabile..."

Lewis, 91 trionfi come Schumi. E quel casco di papà Michael

Lewis Hamilton nella storia c'era già da un pezzo. Probabilmente era già pure nella leggenda di uno sport che ha appena compiuto 70 anni. Da ieri lo conferma anche il libro dei record che lo vede appaiato a Michael Schumacher a quota 91 vittorie. Quattordici anni e dieci giorni dopo l'ultima vittoria di Michael in Cina nel 2006, Hamilton ha pareggiato il conto. Ci sono voluti 261 gran premi, 14 stagioni. Schumacher c'era arrivato in 16 stagioni, ma dopo meno gare, 246 per l'esattezza. I record sono fatti per essere battuti, sono lo stimolo per chi arriva dopo sulla scena. L'obbiettivo che ti spinge a mettercela tutta per arrivarci. Immaginatevi in quanti hanno tentato di correre i 200 metri più veloci di Pietro Mennea. Ma il 1972 del mito di Barletta resterà scritto per sempre nella storia. Esattamente come tutti i record di Michael e non soltanto perché gran parte dei suoi titoli mondiali e delle sue vittorie sono arrivate grazie alla Ferrari.

Dopo aver ricevuto il casco di Senna quando in Canada raggiunse il suo record di pole, ieri Lewis ha ricevuto in regalo da Mick un casco di papà Michael. Un momento commovente, forse più per noi che per Lewis. Peccato solo che abbiano scelto un casco dell'era Mercedes con tanto di sponsor in comune con le Frecce nere e non uno dell'epoca ferrarista. Lewis se lo è portato sul podio. Lo ha alzato al cielo. Per Schumi ha un grande rispetto, una grande ammirazione. Era il pilota che sceglieva quando da bambino giocava ai videogame. «Mai avrei pensato di poter avvicinare i suoi record quando o cominciato. Adesso li ho addirittura eguagliati. Era un sogno così grande che all'inizio non riuscivo neppure a immaginare». Se Michael potesse sarebbe stato lì al Nürburgring a dargli personalmente il suo casco. Se Lauda fosse ancora qui, sarebbe stato lì a stringergli la mano, almeno figuratamente visto il momento Covid. Niki è stato l'uomo che lo ha convinto a lasciare la McLaren per la Mercedes, il consigliere che ha trasformato la giovane promessa in grande campione. Se c'è una persona che merita di guardare i record di Schumi negli occhi questa è proprio Lewis. Hanno molto in comune, nel modo di correre, nella maniera di fare squadra, nella capacità di sbriciolare avversari e compagni. Michael ogni tanto andava oltre i limiti, Hamilton lo ha fatto con più furbizia. Schumacher, come raccontano i compagni, ti metteva pressione anche lasciandoti fuori dal bagno quando ti scappava a pochi minuti dal via delle prove o della gara. Hamilton non è da meno. E come Schumi sa ingigantire le sue imprese. Anche ieri ha parlato di gara difficile da vincere, di un avversario tosto come Verstappen, pure se in realtà gli è bastato aspettare l'inevitabile errore di Bottas per prendere il comando e viaggiare verso la gloria, infastidito anche se non più di tanto dalla solita Safety Car spuntata a una quindicina di giri dalla fine.

E mentre Hamilton volava verso la storia e la leggenda, la Ferrari restava all'inferno. Salvata da un altro umiliante doppiaggio solo dalla Safety Car. È bastato riempire la SF1000 di benzina per riportare Leclerc alla normalità di questa stagione maledetta. Settimo, dietro pure all'Alpha Tauri di Gasly. Charles resta la faccia buona e bella di una stagione da archiviare prima possibile. Vettel non è pervenuto neppure ieri, battuto anche da Antonio Giovinazzi che si è preso l'ultimo punticino a disposizione.

Un'impresa che con un'Alfa Romeo Sauber vale quasi quanto quella di Hamilton.

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