Non tutti gli ultrà vengono per nuocere. Suvvia, stavolta va detto. Si muovono da una parte all'altra d'Italia, in gruppi compatti e generosamente disponibili. Difficile pensare che l'effetto coronavirus li abbia convinti di quanto sia stupido buttar la vita, come capita nelle loro rese dei conti da stadio e da strada. Però ogni riscatto val la pena di essere apprezzato. Ciascuno a modo suo. C'è chi vuol rispettare il dolore e non pensare al pallone, e chi si muove in concreto. Il capo ultrà dell'Atalanta, chiamato Bocia, ha scritto una lettera al presidente Percassi per dire: «Chiudiamo così il campionato, Bergamo e la sua gente vengono prima della nostra squadra». I tifosi della Roma, invece, si sono messi a disposizione del club per distribuire pacchi agli anziani in casa. Quelli della curva Fiesole fiorentina hanno comprato e regalato 2000 mascherine all'ospedale Palagi. «Con tutto il cuore», diceva il bigliettino d'accompagnamento. I tifosi delle curve di Sampdoria, Milan, Como hanno raccolto offerte per gli ospedali. Quelli del Genoa hanno acquistato 2000 mascherine e 8000 calzari per le case di riposo genovesi. In aggiunta: ordinato e fatto consegnare pizze, per 15 giorni, agli operatori sanitari di alcuni ospedali. Abbiamo citato casi resi recentemente pubblici. Ce ne saranno certo altri.
Ma soprattutto si voleva sottolineare quanto ragazzi e vecchi ragazzi abbiano ritrovato, al cospetto del virus, la miglior parvenza di umanità che spesso gli neghiamo e vien loro negata pure per colpe specifiche. Quale può essere la speranza? Non proprio di vederli sportivamente perfetti, ma almeno capaci di fare un passo indietro nel momento in cui capiranno che il rispetto della vita, propria e altrui, vale più di uno sgarro avversario. Infine citiamo l'ultimo esempio, che potrebbe regalare un'idea a certa politica.
I tifosi di Norimberga hanno inviato una raccolta fondi di 15.669,90 euro a quelli che chiamano i fratelli ultras di Brescia. Ed un biglietto che dice così: «Non siete soli». Dovrebbero spiegarlo anche a qualche connazionale: diciamo la Merkel e i geni di Die Welt.
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