A lezione da Sinner. La ricetta dei grandi è il perfezionismo

Il numero uno insoddisfatto della vittoria ordina allo staff di allenarlo subito dopo

A lezione da Sinner. La ricetta dei grandi è il perfezionismo
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Una preghiera per Vagnozzi, si leggeva ieri sui social. E in effetti la faccia del coach di Jannik Sinner era tutta un programma: il suo ragazzo d'oro aveva appena battuto Diallo in due set, erano le 22 di sera di lunedì a Cincinnati, ed era stata come ha poi detto il numero uno del mondo la fine "di una dura giornata d'ufficio". Solo che, appunto, ci sono quelle giornate di ufficio un po' così, per cui ecco che Jannik, dopo l'ultima pallina, si è girato verso l'angolo ordinando: "Prenotatemi un campo, subito!". E la serata di Simone ha preso la stessa piega di traverso della sua bocca.

Capita, quando hai per le mani un fenomeno, e la stessa cosa era accaduta più o meno il giorno prima a Samuel Lopez, il vice allenatore (Juan Carlos Ferrero è assente in Ohio) di un Alcaraz insoddisfatto dei tre set giocati contro Dzumhur: troppo distratto nel secondo, è tornato immediatamente ad allenarsi come per autopunirsi di una vittoria troppo stentata. È questo, in pratica, il perfezionismo dei grandi, e non è certo un caso che quei due siano lì dove sono nel ranking.

Nel caso di Sinner, in effetti, il match contro Diallo non è stato dei migliori: il risultato non è sembrato mai in discussione anche se nel tie break del secondo set ha dovuto salvare una palla che l'avrebbe mandato al terzo (è finita 6-2, 7-6), e siccome il servizio è andato davvero malino (addirittura tre doppi falli nel primo game della partita), ecco dunque il supplemento post partita, finito con la solita sfida a calcio-tennis con il team. Poi tutti a letto, non si sa se senza cena.

Ma, scherzi a parte, la storia recente del tennis insegna che non si può tralasciare niente, soprattutto in un Masters 1000: "Meno male che una serata del genere è successa qui e non in uno Slam - ha detto Sinner che negli ottavi affronterà il francese Mannarino, già sconfitto nei tre precedenti -, ma ho bisogno di partite come queste per essere pronto nelle difficoltà. L'obbiettivo è giocare più match e meno tornei: come ha detto la Sabalenka noi numeri uno viviamo con un bersaglio disegnato sulla schiena". Lo stesso ragionamento, in pratica, che avrebbe fatto (a proposito di perfezionisti) uno come Djokovic.

Nole una volta raccontò "non sono perfetto, il segreto per migliorare è l'attitudine", e il suo ex coach Ivanisevic spiegò il significato: "Quando le cose non vanno nel modo giusto, non è un ragazzo facile". Ecco: come se a Vagnozzi avessero rubato le parole di bocca.

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