"Licenziai Sarri e Conte Ora si giocano lo scudetto. E domani vince l'Inter"

L'ex presidente dell'Arezzo ha avuto i due tecnici «Antonio maniacale e Maurizio sospettoso»

"Licenziai Sarri e Conte Ora si giocano lo scudetto. E domani vince l'Inter"

Piero Mancini. Chiedere informazioni a Sarri e Conte. Fu lui, il presidente dell'Arezzo, stagione orribile duemila e sei duemila e sette, a mettere alla porta i succitati allenatori, è lui, dunque, il soggetto indicato per poterne parlare. «Presi Conte per il suo curriculum di calciatore. Mi costò centotrentamila euro. Era un maniaco del lavoro, era un vincente, difficile limitarlo,anzi impossibile».

Perché lo licenziò?

«Perché lo spogliatoio entrò in ebollizione, in rivolta contro i suoi metodi di lavoro, l'ossessione continua, mai una parola di conforto. Del resto, Conte o lo ascolti e ubbidisci o è meglio scappar via. Non potendo cambiare la squadra decisi di cambiare l'allenatore».

Lo spogliatoio contro. Ci fu un motivo scatenante?

«Conte non ti fa i complimenti nemmeno quando vinci, è tutto dovuto, anzi ripeteva che non si esce dal campo da vincenti ma si deve entrare in campo da vincenti. Esaspera qualunque dettaglio. Non riesce a mediare, non sa essere morbido o diplomatico. Esigente ai massimi. E questo, a volte, può costare».

Perché assunse Sarri?

«Perché me lo consigliò Pieroni (Ermanno Pieroni, allora direttore sportivo dell'Arezzo). Non ricordo bene il suo ingaggio ma di sicuro non superiore a quello di Conte. Sarri non veniva dal grande calcio, era alle prime esperienze. Fece anche bene ma io continuavo ad avere in testa Conte».

Perché licenziò Sarri?

«Aveva ottenuto buoni risultati, battemmo in coppa Italia il Milan, che avrebbe vinto la Champions. Poi la squadra si disunì, lui andava avanti a testa bassa, sempre sospettoso di tutto, di tutti».

Dicono che fosse anche scaramantico.

«Scaramantico? Mai visto, in vita mia, uno più superstizioso di lui. Spargeva il sale nello spogliatoio e in campo, indossava la maglietta nera sui pantaloni o pantaloncini neri. E anche le mutande dovevano avere quel colore. E fumava, fumava, non so quanto».

E non si faceva la barba, prima delle partite, anche ad Arezzo?

«Come oggi. Mai visto con la cravatta, per lui è una sofferenza».

Avrebbe immaginato che sarebbero arrivati, tredici anni dopo, a giocarsi lo scudetto?

«Non avrei mai immaginato che, con quei due, con quelle due teste di calcio, saremmo finiti in serie C, retrocessi per un punto dopo la penalizzazione di -6. Ma questo è il football, incredibile ma vero. Di certo avrei anche potuto immaginare una carriera importante per Conte, mentre credo che Sarri abbia avuto buoni amici che gli abbiano permesso di arrivare a questi livelli».

Che cosa vuol dire?

«La mia massima è: siamo tutti intelligenti, chi più, chi meno ma se non hai gli amici giusti non arrivi dove vuoi arrivare».

Sarri ha amici importanti?

«Penso proprio di sì».

Chi sarà più intelligente domani sera?

«Vincerà l'Inter, sta meglio, prima o poi deve fare tre punti negli scontri diretti. Conte sta aspettando questa partita, è decisiva e poi la Juventus non sta bene, la sconfitta di Lione ha lasciato il segno, conosco Sarri, sta vivendo nervosamente, lui crede molto nel destino».

Pensa che si ricorderanno di lei e riceverà una telefonata dal vincitore?

«Lo escludo, mai una chiamata da Sarri in quattordici anni. Ho incontrato Conte su un aereo, l'anno scorso, un paio di battute, tutto qui».

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