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L'Inter cambia nome e logo: i tifosi si dividono. Cosa c'è dietro?

Nato nel 1908 da una costola della Milan, l'Internazionale Footbal Club Milano dovrebbe cambiare nome. È un'operazione legata soprattutto alla valorizzazione del brand. I tifosi, però, rumoreggiano

L'Inter cambia nome e logo: i tifosi si dividono. Cosa c'è dietro?

Per ragioni di brand l'Inter cambia nome. Tra poco si chiamerà "Inter Milano". "E allora?", dirà qualcuno, non ci sono temi più importanti da trattare? Andatelo a dire ai milioni di tifosi che, in Italia ma non solo, seguono con passione le gesta dei nerazzurri. La vecchia dicitura "Football Club Internazionale Milano" scompare, così come il logo, disegnato da uno dei fondatori, il grafico e pittore Giorgio Muggiani, nel lontano 1908. Si parla di un pezzo di storia del calcio, argomento da trattare con il dovuto rispetto, anche in un mondo, come quello del calcio attuale, fatto sempre più di interessi economici e, consentiteci il termine, spersonalizzazione. Il cambio del logo non è una cosa nuova: già in passato l'Inter lo aveva cambiato (i tifosi meno giovani ricorderanno il Biscione, tra il 1979 e il 1990) ed altre grandi squadre, la Juventus su tutte, lo ha fatto di recente: i bianconeri nel 2017 scelsero una J stilizzata, semplicissima ma perfettamente riconoscibile, legando il marchio a numerose iniziative commerciali extra calcistiche. L'Inter Milano (indicata con le lettere IM), si legherà in modo ancor più forte al nome della città e a una campagna di comunicazione che dovrebbe essere basata sullo slogan "I Am Milano". Su questo ultimo punto manca ancora il via libera definitivo.

Immediate sono le polemiche sui social network. "Possiamo capire il cambio del logo, ma il nome no. Siamo l'Internazionale di Milano e non l'Inter di Milano", scrive un utente su Twitter. Qualcuno ribatte: "Possono anche chiamarci come gli pare, fa niente, ma il nome è chiaro e deve rimanere tale: FC Internazionale Milano". C'è chi vede come fumo negli occhi la scritta "Milan", ma altri gli fanno notare che già oggi, nelle competizioni internazionali (vedi ad esempio nei sorteggi), si parla di Inter Milan. Tra i non convinti dell'operazione c'è chi sottolinea che "il logo, quando è un logo storico come quelli di Milan e Inter, andrebbe al massimo rimodernato, ma cambiato mai, è una di quelle cose sacre come il nome, la città e i colori sociali". Simpatica la battuta di un tifoso, che riferendosi al nome di battesimo (Milan) del forte difensore nerazzurro slovacco Skriniar, scrive: "Però poi gli cambiano il nome in Inter Skriniar". Proseguendo nella discussione sui social troviamo chi osserva che è un dibattito sterile: "Ormai i loghi minimalisti vanno di moda, in tutti i settori. E sul nome non cambia nulla tra Internazionale Milano e Inter Milano. Franco Vanni, giornalista di Repubblica vicino alle "cose nerazzurre", scrive che "la ragione sociale resterà Fc Internazionale Milano. Il nome del club non cambia". E aggiunge che "Inter Milano sarà la campagna del lancio del nuovo logo (merchandising, game, ecc,). Era previsto a marzo ma, visto il momento, si potrebbe andare più avanti".

L'annuncio della svolta sul nome e sul logo arriva in un momento non facile per l'Inter a livello societario. Mentre la squadra, fuori da tutte le coppe europee, in campionato va decisamente bene (ha appena battuto 2-0 i campioni d'Italia della Juventus), la proprietà è in sofferenza: non solo per la crisi economica derivante dalla pandemia. La preoccupazione più forte deriva dallo stop agli investimenti all'estero decisi dal governo di Pechino. Per questo si sono aperte trattative per cercare nuovi soci e portare denaro fresco nelle casse del club, con l'ipotesi anche di un passaggio di consegne in un futuro non troppo lontano. A prevalere è l'incertezza sul futuro, nonostante le rassicurazioni del direttore generale Giuseppe Marotta. La novità del nome non viene presa molto bene dai tifosi, che subito si sono scatenati sui social network.

L'Inter è un club storico, nato da una costola del Milan il 9 marzo 1908. Erano fermamente contrari al divieto imposto dal club rossonero di arruolare calciatori di nazionalità straniera e così decidero di dare vita al Football Club Internazionale Milano. "Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo". Fu con queste parole che Muggiani diede vita all’epopea nerazzurra, disegnando anche il logo: un fondo dorato delimitato da due cerchi, uno blu e uno nero, e con le lettere in bianco FCIM (Football Club Internazionale Milano) intrecciate fra loro. Non casuale la scelta dei colori: nero e azzurro in contrapposizione al rosso e nero del Milan. Nel 1928 il club fu costretto a cambiare nome dal regime fascista, divenendo Società Sportiva Ambrosiana. Il nome storico riapparve nel 1945, a guerra finita. L'Inter salì sulla vetta del mondo (conquistando due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali) negli anni Sessanta, con il "mago" Helenio Herrera e, al timone della società l'indimenticato Angelo Moratti.

Suo figlio Massimo, quarant'anni dopo, seppe fare di meglio conquistando uno storico "Triplete" (Campionato, Champions e Coppa Italia) con un altro "mago" sulla panchina, il portoghese Josè Mourinho. Le storie da raccontare sull'Inter ce ne sarebbero a bizzeffe: dalle magie di Giuseppe Meazza al grandissimo figlio d'arte Sandro Mazzola, dall'Inter dei record dei tedeschi (Brehme, Matthaus) guidata da Giovanni Trapattoni, a quella di Roberto Mancini, che riportò i nerazzurri a collezionare vittorie, dopo anni di amarezze e infiniti su e giù (da cui derivò il nomignolo Pazza Inter, che diede vita a un inno, molto amato dai tifosi). Dopo l'apoteosi di Mourinho tornarono le sofferenze e, a sorpresa, il passo indietro di Massimo Moratti, con l'arrivo dei proprietari stranieri. Il primo fu Erick Thohir, indonesiano: guidò l'Inter dal novembre 2013 al giugno 2016. Uscì definitivamente dal club nel gennaio 2019. I nuovi proprietari sono cinesi, il gruppo Suning, che fa capo a Zhang Jindong. All'Inter, che ha affidato a suo figlio Stephen, Jindong ha portato entusiasmo, tanti soldi e colpi di mercato (primo su tutti Romelu Lukaku) e, soprattutto, la consapevolezza di poter tornare a vincere, riducendo il gap con la Juventus (vincitrice di nove scudetti consecutivi) grazie anche alla mentalità vincente dell'ex allenatore bianconero Antonio Conte.

Impossibile sapere cosa riserverà il futuro ai milioni di tifosi dell'Inter. Di sicuro la voglia di tornare a vincere, in Italia e nel mondo, è tanta.

Il club ha fame di successi e i suoi tifosi (senza pensare troppo al logo e al nome) ne hanno ancora di più.

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