L'Inter finisce in Barella Salvata da una prodezza della stellina sarda

Conte: «Dopo Dortmund andare sotto poteva ammazzarci...». Ci pensano Vecino e Nicolò

L'Inter finisce in Barella Salvata da una prodezza della stellina sarda

Milano Un Barella in soccorso di Conte sull'orlo di una crisi di nervi dopo la notte amara di Champions. Il preciso tiro a girare del centrocampista nerazzurro sigla il lieto fine di una gara che stava diventando stregata. Una gara dominata nella quale rischiava di non bastare il numero di tiri (38) effettuati dai nerazzurri, diciassette dei quali nel primo tempo - nuovo record stagionale di tiri nei Top 5 campionati europei -. Così per almeno 65 minuti, quando la testa di Vecino spinge in porta il pallone, l'eco della gara di Dortmund risuona forte nelle orecchie degli interisti: un gol subìto su rigore (evento mai accaduto quest'anno) da Verre al primo sigillo in A nell'unico vero regalo - il fallo di Handanovic su Zaccagni - concesso al Verona, solido e ben organizzato come recita la positiva classifica della truppa di Juric, tante occasioni sprecate o sventate dalla difesa scaligera fino all'uno-due di Vecino, già in gol in terra tedesca martedì, e di Barella, che di perle del genere ne ha regalate a fiotte con la maglia del Cagliari. «Ma questo è il gol più bello della mia carriera», dirà il centrocampista. In una settimana l'Inter è passata da un rimonta all'altra: quella di Bologna dopo il gol di Soriano, quella subita dal Borussia con un vantaggio di due reti dilapidato in meno di un tempo, infine quella di ieri che sigla il terzo successo di fila del campionato per 2-1 (il settimo di misura sui dieci già inanellati in A). E per la terza volta l'Inter gioca prima della Juve e si ritrova per una notte davanti ai bianconeri di due punti.

La squadra ha aumentato i giri nel motore come voleva Conte. «Subìto il gol, la risposta dei ragazzi è stata importante, dopo Dortmund andare sotto poteva ammazzarci e invece abbiamo avuto pazienza e maturità per ribellarci al risultato negativo - così il tecnico che dopo le parole pesanti come pietre del dopo Champions sembra più rilassato - Ora ci riposiamo un po' dopo 7 gare in venti giorni, il buon bottino di 31 gare in dodici partite ci dà morale e non l'avevamo nemmeno immaginato». Conte dedicherà poi il successo alla figlia Vittoria (nomen omen) per i suoi 12 anni.

Lukaku e Lautaro per una sera hanno le polveri bagnate: uno impreciso e pigro, l'altro senza grandi possibilità procurate di concludere verso la porta. Brozovic si ferma sulla traversa, l'orologio dell'arbitro Valeri segnala come il portiere Silvestri blocchi la conclusione di Vecino prima che superi completamente la linea di porta. E se il Verona si difende all'antica, uomo contro uomo a tutto campo e in modo essenziale, l'Inter attacca in maniera tambureggiante anche se non sempre lucida. Il dominio è assoluto, la squadra staziona costantemente nella metà campo avversaria rischiando qualche ripartenza.

Ma ribalta il risultato con i gol dei suoi centrocampisti, la generosità e il carattere. Con Conte che eguaglia anche il record di Gigi Simoni che nella stagione 1997/98 mandò sempre in rete l'Inter nelle prime dodici gare del campionato.

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