L'Inter "riflessiva" ora vede la vetta

Inzaghi cambia, ma continua a vincere: da -7 a -2 dal Napoli in appena tre partite

L'Inter "riflessiva" ora vede la vetta

Avanti Inter, la corsa continua e la vetta si avvicina: da meno 7 a meno 2 in 3 partite, tutte vinte, l'ultima la più semplice, contro lo Spezia, rassegnato in partenza e schiacciato all'arrivo, ben oltre quanto dica il 2-0 finale: non poteva essere altrimenti, viste l'attuale salute, lucidità e forza globale della squadra di Inzaghi, stavolta mai in sofferenza e ora libera di pensare alla Roma e all'incrocio carico di nostalgia con Mourinho. Un passato da ricordare, ma finalmente non da rimpiangere, visto che il presente è tornato a sorridere anche in Europa.

Turnover per tutti, oltre le previsioni anche quello di Inzaghi. Esagera Thiago Motta, che dava evidentemente già per persa la sfida ai campioni d'Italia e inizialmente rinuncia a più di mezza squadra titolare, compresi il ritrovato Nzola e capitan Maggiore. L'atteggiamento spezzino è di arrocco totale a difesa di Provedel: linea difensiva costantemente a 5 per arginare la spinta di Perisic e Dumfries, centrocampo infoltito da Gyasi sulle tracce di Brozovic. Improbabili a questo livello i due attaccanti: l'ex promessa non mantenuta Manaj e peggio di lui l'interista mai prossimo venturo Salcedo.

L'Inter non ha fretta nemmeno stavolta, ormai è un canovaccio consolidato: quando gli avversari attaccano, Inzaghi accetta volentieri i corridoi per il contropiede; se invece stanno tutti dietro la linea del pallone, come lo Spezia, non ha timore a dare le carte, senza mai strafare e facendo grande attenzione a non prendere inutili rischi. Fino al vantaggio, l'unica variazione è l'inversione tra Gagliardini e Calhanoglu, per tentare di allentare in mezzo al campo. Dettagli. Una curiosità: dopo De Vrij e Ranocchia, Inzaghi perde anche Bastoni (gastroenterite) e schiera così il quarto centrale differente (Skriniar) nelle ultime 5 partite.

I nerazzurri ci mettono 9 minuti per fare il primo tiro (Martinez, fuori), altri 20 per centrare la porta (Dumfries, para Provedel) e infine fare gol al terzo tentativo: finezza di Martinez fra tacco e finta, inserimento vincente di Gagliardini. Tutto molto naturale, quasi scontato, eppure dopo che Kiwior salva in spaccata la botta a colpo sicuro di Correa, poco prima dell'intervallo serve una prodezza di Handanovic per negare allo Spezia il pareggio: angolo di Kovalenko, testa di Amian e balzo prodigioso del capitano nerazzurro, alla faccia di età, reumatismi e criticoni in servizio permanente effettivo. Poi per Handanovic, solo tanto freddo come può fare a Milano il 1° dicembre.

In avvio di ripresa, Thiago Motta si affida agli esterni titolari Bastoni e Ferrer dando l'impressione di volerci provare, ma in realtà è l'inizio della fine delle (poche) speranze spezzine, perché in spazi appena più ampi l'Inter s'infila ripetutamente. Traversa di Correa, un paio di respinte di Provedel su Calhanoglu, quindi il rigore conquistato e trasformato da Martinez, dopo mini discussione con Calhanoglu, sedata da mezza squadra, Brozovic in testa. Dall'alto, non proprio una scena edificante.

Le rotazioni continuano da entrambe le parti finché il regolamento lo consente, Provedel è ancora sollecitato un paio di volte, ma la partita finisce senza ulteriori squilli. Per l'Inter è già tempo di pensare alla Roma.

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