L'Inter ritrova Icardi, non la pace. Ora è la Curva a fare la guerra

Spalletti, un passo indietro: «Gioca, adesso fa le cose giuste Per noi è Messi e CR7 insieme». Gli ultrà: «Va allontanato»

L'Inter ritrova Icardi, non la pace. Ora è la Curva a fare la guerra

Matteo Basile

nostro inviato ad Appiano G.

Nessuno ad Appiano Gentile ha ucciso il vitello grasso per la festa ma il figliol prodigo è tornato e il padre di famiglia, dopo un po' di castigo, lo ha accolto a braccia aperte. È finito così, almeno per ora, il caso Icardi. Con Spalletti che lo ha riaccolto in gruppo, lo ha convocato e stasera contro il Genoa a Marassi lo manderà in campo dal primo minuto. Un campo che l'argentino non vedeva dal 9 febbraio scorso, Parma-Inter. Calcisticamente parlando una vita fa.

Ne sono successe di cose da quel giorno, con la costante di toni alti e a volte eccessivi, in un vortice di pensieri, parole e decisioni che hanno sfiorato, se non raggiunto, il limite dell'autolesionismo. La fascia da capitano tolta, l'infortunio che diventa di colpo insopportabile, i malumori. Ora tutti hanno fatto un passo indietro. Il giocatore, che ha lasciato da parte la pantomima del dolorino al ginocchio. La moglie-manager Wanda, che in tv ha smesso di usare toni forti ed è diventata più conciliante verso l'ambiente. La società, che ha imbastito una trattativa per far rientrare il caso. L'allenatore, che ha usato il bastone (o meglio, la clava) per poi tornare alla più saporita carota. E il gruppo, che dopo aver mal sopportato le bizze della primadonna lo ha riaccettato nello spogliatoio accontentandosi di un cambio di atteggiamento in luogo di un discorso di scuse. «È sicuramente una storia da cui ne usciamo tutti sconfitti e nessuno vincitore. Ma c'era bisogno di mettere un punto e da quello ripartiamo».

Il punto fermo è stato l'atteggiamento dell'ex capitano. Domenica si è presentato ad Appiano per l'allenamento facoltativo, dimostrando di aver capito che la punizione, sotto forma di mancata convocazione con la Lazio, era una difesa del gruppo di Spalletti. «In questi allenamenti e non con messaggi tramite social come in precedenza ci ha fatto vedere tanto. È venuto ad allenarsi mentre la squadra era in ritiro, è venuto ieri a prendersi randellate dai compagni e mettere la determinazione in area. È dentro il gruppo a sudare con tutti». E poi da Spalletti un passo indeitro. Le parole dopo la Lazio («Non è né Messi né Ronaldo, non fa la differenza») avevano messo altro pepe all'ambiente. Ieri la parziale rettifica. «Da solo non vale niente, con altri 10 dietro allora vale più di Messi e Ronaldo messi insieme, soprattutto per noi. E Icardi dentro la nostra squadra non è in grado di aiutare la squadra ma è in grado di trascinarla».

Tutto finito peace and love? Nemmeno un po'. Perché chi non ha dimenticato, chi non perdona e continua a puntare il dito è la tifoseria organizzata nerazzurra. Con uno striscione ad Appiano e un comunicato di fuoco dal titolo «Icardi vattene» i gruppi della curva Nord si sono scagliati contro l'ex capitano. «Il comportamento del numero 9 nerazzurro non deve più esser tollerato. Ha dato prova di non possedere il carattere necessario non solo per ottenere una fascia di capitano ma neppure per poter costruire sulla sua figura un futuro per ottenere uno spogliatoio unito - si legge nel comunicato -. Invitiamo la società Inter a prendere al più presto i necessari provvedimenti per allontanarlo dal gruppo. Icardi non fa più parte dell'Inter e d'ora in poi verrà trattato di conseguenza». L'argentino risponde con un sorriso, sfoggiato sul treno che ha portato la squadra a Genova, come non si vedeva da tempo.

Ora dalle parole, tante, troppe, si passa ai fatti. E l'unico modo che Icardi ha per mettere tutti d'accordo e cancellare questi 53 giorni di passione, è quello di giocare. E magari di segnare. Quello sì che per lui è l'Inter sarebbe un punto da cui ripartire.

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