Inter linea giovane e Mancini comincia a contare le vittorie in campionato. Le mani di Handanovic e le intuizioni di Kovacic e Ranocchia restituiscono miglior faccia all'Inter. Sono i gol della gioventù e della voglia di sfondare (Ranocchia pareva un centravanti), ma se non ci fosse il vecchione sarebbero ancora fazzoletti bagnati. Inter che interrompe la serie del Chievo (5 risultati utili) e si toglie di dosso qualche ragnatela mentale e calcistica. Verona è sempre stata terra di mezzo per gli interisti, mai rassicurante. Stavolta l'Inter ha sgretolato durezze e forma fisica dei veronesi, Mancini ha cercato di far sussultare animi e cuori con l'autostima. Poi ci vogliono talento e capacità pedatorie. Non sempre si vedono in questa squadra. La Lazio servirà alla prova d'esame.
Ci sono volute le manone multi uso di Handanovic per salvaguardare il primo tempo nerazzurro e il gol del vantaggio di Kovacic. Direte: solita storia. Dov'è la novità? Appunto, Inter che fa e disfa. Fuochi d'artificio nei primi venti minuti fino alla rete del vantaggio. Poi tutti seduti in poltrona, svarioni e distrazioni nel peggior Inter sound, il tanto per lasciar prendere corpo e animo al Chievo. Handanovic è stato portierone prima e dopo il gol, per tutti gli altri meglio il prima. Ancora Palacio e Icardi a braccare palloni da gol: il centravanti ha impostato il primo contropiede e la palla indietro a Kovacic valeva un tiro-gol, se non fosse stata murata dalla difesa.
Inter disinvolta ed anche aggressiva. Intraprendente in D'Ambrosio che, nel giro di un minuto della ripresa, è stato il miglior finisseur: tiro gol deviato da Meggiorini, poi cross che ha pescato il sinistro e la girata di Ranocchia per il raddoppio. Niente male come rientro.
Mancini spesso ha urlato: cattiveria! Ma quella è stata meglio interpretata dai veronesi, con entrate da codice rosso sulle caviglie di Kovacic. Icardi ha provato il tiro, poi si è perso tra gambe, corse e un gioco che non lo ha favorito. L'Inter ha pescato il gol con un'azione classica: cross di Nagatomo, Icardi sponda, Guarin a creare caos in mezzo all'area e Kovacic a chiudere in arrivo da dietro. Tutto quanto insegna il manuale, ad eccezione delle stravaganze di Guarin che, comunque, ha mandato in confusione Gamberini e la difesa. Poco prima l'Inter aveva mostrato il solito brividume difensivo permettendo il tap-in di testa a Paloschi e la prima respinta da portierone a Handanovic. La seconda, dopo un altro quarto d'ora, ad evitare il gol alla spettacolare rovesciata-schiacciata di Meggiorini. Poi ci sarà un cross stralunato di Sardo, a pescare l'incrocio dei pali. A dimostrare il lievitare del Chievo e lo spegnersi dell'Inter tra tirar il fiato e distrazioni.
Inter più brava a giocare fra le linee, ma con discontinuità sospetta. Chievo schierato su due linee a quattro, ma agile e pericoloso nel pescare le falle nerazzurre: il refrain della serata. Lo ha dimostrato Paloschi, dopo due minuti della ripresa: tiro e fuori sfruttando un'incertezza di Juan Jesus. Buon per Mancini che il Chievo si è fermato a quei guizzi e la sua squadra ha dimostrato miglioramenti nel gioco e nella gestione fin ad arrivare al raddoppio. Centrocampo non proprio sfavillante, anche se Kuzmanovic sta prendendo corpo garantendo sostanza. Kovacic con le solite alternanze fra gioco in verticale e banalità da ragazzino. Guarin ideale per farsi mandare a quel paese. Ma c'è stato di peggio in campo e fuori.
Gli interisti hanno rivisto Botta con la maglia del Chievo, ma per 9 minuti: il tempo di farsi cacciare per qualche parola di troppo. Peggio quel coro contro la mamma di Balotelli: il famoso fair play dello stadio veronese.
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