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L'Inter con il "trenta" di Lukaku ritrova il sorriso in Europa

Il trentesimo gol del belga spalanca la porta dei quarti. Il Getafe sbaglia un rigore, poi Eriksen entra e la chiude

L'Inter con il "trenta" di Lukaku ritrova il sorriso in Europa

Avanti piano, ma avanti bene. Non è l'Inter scintillante di Bergamo, ma basta per piegare il Getafe nello spareggio che vale i quarti di finale di Europa League. Conte batte il Getafe (2-0) e stasera conoscerà il prossimo avversario nell'eurocammino di questa interminabile stagione: Leverkusen strafavorito sui Rangers, dopo l'1-3 in trasferta prima del lockdown. Decisivi, il gol (bello) di Lukaku nel primo tempo e l'errore (clamoroso) su rigore di Molina a un quarto d'ora dalla fine: stregato da Handanovic, il 38enne centravanti entrato in campo da una manciata di minuti, calcia fuori di mezzo metro (31' st). Poco oltre, è Eriksen (anche lui dalla panchina) a mettere l'autografo sul passaggio del turno, su erroraccio di Djené (38' st).

Del Getafe si sapeva tutto: corre tanto e aggredisce di più, ma segna pochi gol e possiede ancora meno qualità. Chiusa la Liga con 2 settimane di anticipo rispetto alla Serie A, la squadra spagnola ha ovviamente preparato l'ottavo secco meglio dell'Inter (che nel frattempo ha giocato e vinto 4 partite), e si vede subito. Più gamba, più reattività: la partenza è da brividi. Handanovic (alla quinta partita consecutiva senza gol al passivo) timbra il cartellino con la parata su Maksimovic, che vale il gol di un attaccante (2'): poteva essere un'altra partita. Invece l'Inter riesce a proteggersi, si rifugia al proprio angolo e si copre finché serve. D'Ambrosio e Young non passano praticamente mai la metà campo, Brozovic vertice basso che più basso non si può, schiacciato dal pressing di Timor; straordinari per Barella e Gagliardini, cui Cucurella e Arambarri a tratti tolgono davvero il tempo per respirare. Ma non può essere così per troppo tempo, Conte lo sa e chiede ai suoi sacrificio e pazienza. Seconda palla-gol per Mata, solo nell'area nerazzurra: stavolta non serve Handanovic, perché a sbagliare pensa da solo il centravanti spagnolo (18').

Venticinque minuti da incubo, poi la frustata di Martinez che sveglia l'Inter e avverte il Getafe affondo solitario e gran diagonale destro, deviato da Soria, portiere spagnolo (25'). È il segnale: il Getafe deve rifiatare, a parità di benzina, emerge la tecnica superiore. Il resto è quasi una conseguenza: alla prima palla buona, contropiede ispirato da Bastoni, Lukaku fulmina Exteita e col sinistro batte Soria (32'). Per il centravanti è il 30esimo in stagione e quinto consecutivo nelle ultime 5 partite europee. Applausi.

Il Getafe accusa il colpo, il tecnico Bordalas (apparentemente fumantino almeno quanto Conte) dà chiari segni di nervosismo, chiede un altro cambio di ritmo ai suoi, ma non c'è nulla da fare. In vantaggio, l'Inter si distende con disinvoltura ed è pericolosa prima e dopo l'intervallo, legittimando oltremodo il vantaggio. Non ci fosse quel gomito maladrino di Godin, scovato da un lungo Var, il secondo tempo filerebbe via senza affanni. Buon per l'Inter che Molina sbagli il rigore, meglio ancora che Eriksen chiuda la partita.

Conte permettendo, l'eurosogno nerazzurro può continuare.

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