L'Italia capitana d'Europa alla conquista del "regno"

Un intero continente tifa per noi dopo l'indigesta Brexit. E il ct ha promesso una partenza all'assalto

L'Italia capitana d'Europa alla conquista del "regno"

Qui si fa l'Italia. Centosessanta anni (più uno) dopo lo sbarco dei mille, un altro manipolo di italiani va all'assalto di un'altra isola. Roberto Mancini si veste da Giuseppe Garibaldi anche se gli scozzesi l'hanno ribattezzato William Wallace e guida i ventisei azzurri più «mille», tanti saranno i fortunati ammessi Oltremanica, che stasera affronteranno l'Inghilterra a testa alta davanti all'urlo di Wembley. Al loro fianco avranno l'Italia delle piazze, dei bar, delle famiglie riunite dopo la pandemia. A rappresentarla due istantanee: in tribuna nel palco d'onore quella istituzionale di Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica che vuole essere come i predecessori campioni del mondo, Sandro Pertini e Giorgio Napolitano; in panchina quella «stampellata» di Leonardo Spinazzola, protagonista assoluto dell'Europeo e sfortunato assente. Non solo perché l'Europa ha eletto l'Italia capitana d'Europa schierandosi al suo fianco, anche una rivale come la Francia, perché la finale diventa Unione Europea contro Brexit.

Lo sbarco di Wembley in una domenica che riassume la storia del calcio. Nella notte si è giocata Brasile-Argentina, finale di Copa America, stasera Italia-Inghilterra. E se loro sono i maestri, autoproclamatisi depositari del verbo del pallone, noi siamo gli inventori, gli scienziati che «una ne fanno e cento ne pensano». Il meglio sempre nel momento più difficile: come nel 1982, come nel 2006. Così è stato per Mancini, che ha raccolto le macerie di Giampiero Ventura e ha ricostruito l'Italia. Perché la Nazionale è già fatta, a prescindere da come vada a finire stasera. L'unità ritrovata attorno alla maglia azzurra, all'Inno di Mameli urlato, al gioco mai così bello. Ecco la fantasia capace di cancellare l'etichetta del catenaccio con un lavoro partito da lontano.

Mancini guida così lo sbarco: «Una squadra che ha saputo divertirsi». E il ct vuole che gli azzurri vadano all'assalto dell'Inghilterra. Una partenza forte a caccia di un gol che metterebbe la pressione sugli inglesi. Il coraggio per scacciare la pressione dei sessantamila di Wembley. L'Inghilterra gioca in casa, ma con il fardello di 55 anni senza vittorie, una finale mondiale e quella di stasera è la prima europea. Alla faccia dei maestri. Southgate come Mancini ha avuto il merito di ridare identità ai Tre Leoni. Inghilterra-Italia è un duplice miracolo. Costruito con la stessa ricetta: un mix di vecchi e giovani. Kane se la vedrà con Chiellini e Bonucci, ma la sfida si deciderà prima altrove, a centrocampo e sulle corsie. Duelli nei duelli. Gli sprint dei terzini, i dribbling delle ali con il nostro Chiesa «l'inglese», le giocate degli strani «10», Insigne e Sterling.

L'Italia si inginocchierà per rispetto all'Inghilterra sul razzismo, ma con la voglia di restare in piedi alla fine. Per un altro 11 luglio storico, stavolta europeo dopo quello mondiale del 1982.

E chissà che a indicargli la rotta per l'isola sia un altro italiano, quel Matteo Berrettini che nel pomeriggio londinese potrebbe piantare la prima bandiera tricolore a Wimbledon, l'altro tempio a quindici miglia da Wembley. La doppia «W» di Londra da conquistare. Stasera facciamo l'Italia: «This is Italy».

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