Comunque vada sarà un successo. Chapeau all'Italia del baseball che il suo Mondiale lo ha già vinto. Il doppio clamoroso trionfo a Phoenix contro Messico e Canada ha consegnato agli azzurri il biglietto per Miami, dove da domani vanno in scena i quarti di finale del World Baseball Classic. Altro che sparring partner: la Nazionale di Mazzieri ha ribaltato tutti i pronostici scrollandosi di dosso quell'etichetta di "underdog", sfavorita, andando avanti con cuore e grinta. E che oggi è tra le prime otto al mondo. Stanotte, nell'ultimo match della Pool D, abbiamo messo tanta paura anche agli Stati Uniti di Joe Torre, il manager di Brooklyn che ha reso invincibili gli Yankees per oltre un decennio e ora è chiamato a guidare gli Usa.
Partita a razzo, l'Italia ha comandato 2-0 fino a metà gara, sbigottendo gli avversari e impressionando i quasi 20.000 del Chase Field. E se non ci fosse stato quel maledetto quinto inning, con il tremendo fuoricampo da 4 punti di David Wright sul 2-2 che ci ha tolto le speranze, chissà come sarebbe finita. Una sconfitta onorevole contro i maestri americani che conferma il giudizio di merito sugli azzurri, dotati di lanciatori di spessore e di un attacco esplosivo: finora le mazze italiane hanno prodotto 22 punti contro i 20 realizzati nelle sei gare delle due precedenti edizioni. «Ci hanno preso a calci nel sedere», ha ammesso Ernie Whitt, skipper del Canada umiliato 14-4 dall'Italia.
Con la qualificazione in tasca non ci siamo risparmiati, anzi. E' la forza di quest'Italia che non dà spazio, che legna in battuta (la seconda di tutto il torneo, dietro solo a quella dei bombardieri cubani), corre veloce sulle basi e gioca aggressiva in difesa. C'è tutta la dottrina del manager grossetano Marco Mazzieri. Aveva appena vinto gli Europei juniores 2007 quando gli affidarono la nazionale maggiore portandola due volte sul tetto d'Europa e a uno storico terzo posto all'Intercontinentale di Taiwan. Mazzieri conta su battitori di potenza come Liddi, il sanremese dei Seattle Mariners, Granato, il capitano Chiarini, l'altro riminese Avagnina, il parmense Desimoni, il bolognese Vaglio. Nel line-up anche Chris Colabello, figlio di Lou, un oriundo che vestì l'azzurro una trentina d'anni fa (a Seul nell'81 vinse sul Giappone e nell'84 lanciò contro gli Usa alle Olimpiadi di Los Angeles) e si trasferì in Romagna dove l'erede è cresciuto.
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