Niente palloni per i consiglieri federali, solo cocomeri e frutta: così ieri è stata sfamata la loro fame di calcio. Così raccontano le cronache sotto la pioggia dell'allenamento azzurro prima di ritrovarsi questa sera all'Ullevaal stadion di Oslo. Quelli mangiavano, gli azzurri correvano, Conte teneva la frusta, Lotito solo un anonimo giaccone lontano dal giubbetto azzurro celebrità che ha scatenato le polemiche a Bari. Benedetto da Conte con quel fastidio appena accennato, ma con garbato avviso al navigante. «Mi è stato spiegato che, in qualità di consigliere federale, ha tutti i diritti. Finché non entra a livello calcistico mi va bene, ma so che non si permetterebbe mai». Ci sono degli in e degli out, basta capire.
Stasera tutti in campo, ciascuno al posto suo. L'immancabile consigliere, e acconcia corte di notabili, al fianco di Tavecchio in tribuna. Chiellini casa davanti alla tv. Gli azzurri a cercare il gol che vale uno squillo. Antonio Conte sulla panchina che non scotta ma certo scalda i cuori ed anche gli animi. «Sono qui per unire non per dividere», ha fatto sapere il ct nostro agli amici (ex?) della Signora. «Con la Juve non ci saranno problemi, abbiamo bisogno di tutti. E se vogliamo riportare la nazionale ai livelli che merita, bisogna aver comprensione, disponibilità, rispetto reciproco. Stavolta c'è stato un fraintendimento su Chiellini». Il caso è chiuso e chi vuol intendere, intenda.
Andrà in campo il made in Italy del nostro calcio, quello che tanti vorrebbero e che la storia recente brasiliana ha mandato in frantumi. Davanti agli azzurri non più l'Olanda felicemente amichevole, piuttosto una Norvegia gladiatoriamente avversaria. Dunque, attenti al lupo. Non avremo più chiacchiericci sull'ingombrante Lotito, ma torneremo ai conti che contano. E al Conte che conta, magari canta e racconta. Prima partita per la qualificazione europea, dunque servono punti contro una Norvegia che ha appena mostrato le unghie all'Inghilterra, che ha vinto una sola partita sulle ultime dodici e che dovrà svelare quanto vale davvero questa Azzurra nuova formula. «Squadra ostica, ha messo in difficoltà l'Inghilterra a Wembley. Da prendere con le molle: squadra corta, attenta alla fase difensiva con tanto di ripartenze», ha sintetizzato il nostro tecnico. Conte ha riempito teste e occhi dei giocatori fra tattica e input, ore passate al video per spiegare e farsi capire. Poi dirà il campo con quel duo di scugnizzi che intriga (Zaza per il vero ha un fisico da centravanti di razza) e quel gruppo di ragazzi spazzola che se la giocheranno a centrocampo. Tornerà Buffon in porta, la difesa ha trovato assestamento almeno nei nomi, il ct si affida alla personalità di De Rossi per gestire il centrocampo che avrà in mano le chiavi della partita. Giaccherini ci riprova. «Se si chiamasse Giaccherinho avreste visto che carriera», ha ricordato ancora una volta parlando del pupillo. Florenzi al posto di Marchisio, avendo forse gamba e penetrazione verticale superiore a quella di Parolo. Darmian ha vinto la sfida con Candreva, ma c'è aria di staffetta. El Shaarawy starà in panchina in attesa dell'ora. Con Destro ha la chance di giocarsela. Il Faraone e Candreva sarebbero i due titolari ideali sulle fasce laterali. L'ideale cercato da Conte, ovvero qualità e quantità, con quel pizzico di pericolosità. Ma forse i tempi non sono ancora maturi, la forma non del tutto certa, le strategie e le tattiche non ancora assorbite dalla squadra. Per ora è l'Italia del tutti attenti, tutti zitti che se vi pesca Conte. E lui a chiedersi dov'è la stranezza? «Vengo tacciato come un duro, ma cerco di far rispettare le regole e far lavorare i giocatori in modo serio. Se questa è diversità, comincio a preoccuparmi per il nostro mondo. Imito quello che facevano i miei allenatori e cerco di offrire buon calcio. Anche questo vale, sennò sarebbe facile essere solo un sergente».
Conte style che si intreccerà con lo stile Juve di questi anni: comportamenti e risultati. Serve un risultato per lasciare l'Italia con i compiti delle vacanze.
Pronti ad una serata di fatiche, sofferenza e qualche rischio. Se così non fosse, ci sarebbe da cercare la bacchetta magica. O, forse, meglio dare un'occhiata ai piedi dei nostri attaccanti: l'oro c'era, bastava trovarlo.
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