L'Italia sbarca a Rio E la nostra casa è un ponte sull'oceano

Inaugurata ieri, è la più bella dei Giochi Si ispira al Rinascimento e agli emigranti

L'Italia sbarca a Rio E la nostra casa è un ponte sull'oceano

L'Oceano per gli italiani è sempre una scommessa. È il mare che ti porta da qualche parte, oltre i limiti, verso quello che non sai. È addio, rimpianto, necessità, avventura, è la ricerca di una nuova casa. Qui, mentre viaggi verso il promontorio lassù in alto, lo sfiori, lo senti, sembra quasi di passarci in mezzo e cerchi qualcosa che gli rassomigli. La casa è un'isola, a 20 chilometri dal villaggio olimpico. Il Costa Brava Clube, progettato negli anni '60 da Ricardo Menescal, ora è Casa Italia. Qua una volta suonavano jazz, notti di lusso e di sogni. Lo hanno scelto perché da qui vedi tutto e abbracci l'Oceano e in fondo un po' ricorda Capri, villa Malaparte. Malaparte, l'arcitaliano, l'antitesi di Montanelli, quello di Maledetti toscani, ma che soprattutto racconta la peste di una Napoli in guerra, dove non c'è più speranza né pudore, ma si cerca solo di salvare la pelle, di sopravvivere. Oppure semplicemente di ricominciare. Come hanno fatto gli italiani che sono arrivati a Rio, in Brasile, oltre l'Oceano, i loro figli che noi chiamiamo oriundi, buoni quando c'è da rimpinguare una nazionale.

Qui sono tutti orgogliosi di questo posto. È forse il più bello di tutte le case di questa olimpiade. Ci arrivi scorrendo su un lungo ponte e l'idea è un viaggio nel Rinascimento. Come orgoglio italiano, come un Paese in vetrina. Qualche volta fa bene. L'Italia non è solo pelle. È mani, braccia, lotta, tenacia, voglia di stupire quando meno te l'aspetti, magari navigando contro tempo. Nessuno se la sente di fare il conto delle medaglie. C'è chi ti dice che se davvero stanno facendo la tolleranza zero verso il doping tutto per l'Italia diventa possibile, perfino l'improbabile. Per ora gli altri, tipo Sport Illustrated, parlano di sei ori, sei argenti e otto bronzi. Questo significa uscire dal G8 del medagliere. Le vittorie sono assegnate a Gregorio Paltrinieri e Simone Ruffini nel nuoto, Rossella Fiamingo, Arianna Errigo e la squadra di fioretto maschile nella scherma, Chamizo nella lotta libera. Ma che ne sanno gli americani?

Non so se vi ricordate quella scena di Good Morning Babilonia. E' il film dei fratelli Taviani. Hollywood, 1913. E' il tempo del muto. Griffith sta girando il suo capolavoro: Intolerance. Con lui lavorano due artigiani toscani, bravi a costruire, mani e cervelli in fuga da un'Italia in crisi economica. Non è facile stare lì. La reputazione degli italiani in quegli anni è bassa, molto bassa. Sono poveracci, sono stracci, sono lontani. Il capo scenografo è un'americano, infastidito da questi due pezzenti che il regista ha voluto nel film, con il risultato di rubare lavoro alle maestranze californiane. Non importa che i due siano dei veri maestri nel trattare la pietra. L'insulto è quotidiano. Gli italiani lì oltreoceano sono tutti Dago, Guinea, Guido, Mario, Gino, sono puzzolenti e sovversivi, sfaticati e neri. «Gli italiani pancia al sole, e mani sulla pancia». E' dopo un altro sputo, un altro segno di disprezzo, che l'artigiano afferra il braccio del fratello e grida, urla, la sua rabbia, il suo orgoglio. «Queste mani hanno restaurato le cattedrali di Pisa, Lucca, Firenze Di chi sei figlio tu? Noi siamo i figli, dei figli, dei figli di Michelangelo e Leonardo; di chi sei figlio tu?». Di chi sei figlio tu? Appunto.

L'idea di Casa Italia è questa: orgoglio. Diego Nepi Molineris, senese, è il capo dell'ufficio marketing del Coni ed è sua l'idea del Rinascimento. Rinascimento come orgoglio, come in Good Morning Babilonia, anche se questa è l'altra America, non quella di Hollywood e lì in fondo si vede una favela. Si sentono intanto le note di Gigi D'Alessio. Sono cominciate le prove, come dice la pentathleta Alice Sotero «Siamo già stati a Rio a febbraio. Di zanzara non ne ho vista nemmeno una e ci hanno confermato che di problemi ce ne sono ben altri. Mi porterò comunque uno spray anti-zanzare, non si sa mai».

La notte è lunga e a venti chilometri di distanza i ragazzi al villaggio olimpico contano i profilattici colorati regalati dal Cio, perché se hai vent'anni, stai in Brasile e pure se ti giochi le Olimpiadi, l'idea di fare l'amore e non la guerra è perlomeno una tentazione. Ma se chiedete conferma la risposta migliore arriva dal nuoto: «Non lo so. In giro ci sono solo tanti palloncini pieni d'acqua». Qui a Casa Italia, con il Cristo Redentore all'orizzonte, questa sera non si suona jazz.

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