Roma «Alza quella coppa, Dino, alzala perchè il mondo la veda», scrisse Giorgio Tosatti nella notte magica del Bernabeu. E 35 anni dopo, Dino Zoff ha replicato il gesto entrato nella storia all'interno della Sala delle Armi al Foro Italico. Gli eroi del Mundial spagnolo si sono ritrovati tutti insieme per ricevere il Collare d'Oro, la massima onorificenza dello sport italiano, presenti anche il figlio di Gaetano Scirea, Riccardo («mi capita spesso di rivederlo quel Mondiale, sono orgoglioso di essere qui nel ricordo di papà») e la figlia di Enzo Bearzot, Cinzia («mio padre aveva un'idea di sport fatto di promozione di valori come impegno e sacrificio, questo premio va inteso anche in quel modo»).
Il presidente del Coni Malagò ha voluto colmare una lacuna - il riconoscimento spetta a campioni del mondo e olimpionici - visto che i «colleghi» del 2006 avevano già ricevuto l'onorificenza. Curioso che il «risarcimento» sia arrivato nell'anno in cui l'Italia ha mancato il pass per la rassegna iridata, ma l'annuncio di premiare i campioni del 1982 era arrivato a settembre, quando ancora la truppa di Ventura non aveva conosciuto il suo destino. «Ci vorrà del tempo per rivivere quelle emozioni», ha sottolineato Zoff. E Carlo Tavecchio, presidente dimissionario Figc, fatto salire da Malagò sul palco al momento delle premiazioni ma completamente ignorato da chi presentava, si è tolto un sassolino dalle scarpe poche ore dopo nel Consiglio nazionale del Coni: «Mi sono dimesso per la mancata qualificazione al Mondiale, al resto avrei resistito».
Sulla chat del gruppo campioni del mondo, creata da Spillo Altobelli, i messaggi sono ormai migliaia. «Non sentiamo solo Dino perchè purtroppo non sa cosa è Internet...», così l'ex attaccante dell'Inter. Sui telefonini degli eroi del Bernabeu sono state condivise tante foto d'epoca (una delle ultime l'esultanza di Paolo Rossi dopo il primo gol alla Polonia) e commenti entusiasti. Ma qualche giorno fa è arrivato l'invito di Bruno Conti: per festeggiare l'evento, tutti a pranzo a Trigoria nel centro sportivo della Roma. Prima del ritrovo a tavola, sul palco pensieri vari di quella notte. «Spero di non essere famoso solo per quell'urlo», così Tardelli. «Dopo quel gol, Marco in campo si è fermato, mentre Paolo (Rossi ndr) ha fatto 10 chilometri in tutto il Mondiale... Ma è stato un gruppo di grandi professionisti, anche a livello umano», così Conti. E quando il premier Gentiloni ha parlato del suo tifo bianconero («ricordo soprattutto Scirea»), è arrivata la battuta di Graziani: «Con tutta la stima e l'affetto pensavo non avesse difetti...». Gentile ha ricordato che «c'è voluto tempo per metabolizzare che avevo fermato Maradona e Zico», mentre Paolo Rossi ha parlato del ritorno in Italia dopo il trionfo: «Rientrammo con il presidente Pertini e nel tragitto da Ciampino al Quirinale c'era tantissima gente, sembrava la liberazione dalla guerra. Mi piace il fatto che ci siamo ritrovati tutti, Bearzot era sostenitore del gruppo».
Dopo la premiazione, è tempo di selfie. Tutti i campioni del 1982 sono d'accordo: è il momento più basso della storia del calcio per quanto riguarda la Nazionale, bisogna ripartire da zero. Magari nel ricordo di chi ha fatto sognare il Paese 35 anni fa.
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