Niente di nuovo sotto il sole dell'Olimpico. E nemmeno sotto quello del rugby italiano. D'altra parte, se tre giorni fa ci siamo compiaciuti per la «brillante» sconfitta dell'Italia di Prandelli contro la Francia, oggi dovremmo tirar fuori i fuochi artificiali per festeggiare quella dell'Italia di Brunel contro gli All Blacks.
Il rugby italiano si sta consumando dentro un rituale ormai stucchevole: grande pubblico, grande festa, grande nazionale, grande risultato anche se poi vai a leggere il tabellino e scopri che siamo in negativo di 32 punti (42-10) e soprattutto di cinque mete a una. Avanti di questo passo, continuando a celebrare gli azzurri al di là ogni punteggio, questo sport perderà la sua credibilità.
Nessuno immaginava lontanamente che si potessero piegare i campioni del mondo, ma non dimentichiamoci che in passato (basta andare indietro solo di tre anni, all'ultimo confronto andato in scena a San Siro, e senza risalire al mitico test match di Rovigo del '79) siamo rimasti ben più attaccati alle maglie nere di quanto fatto ieri a Roma da una nazionale tutto sommato attrezzata per poter evitare uno schiaffo così pesante.
Sì, perché prima o poi bisognerà mettersi d'accordo: o il risultato nel rugby non conta proprio per niente - e allora meglio andare al cinema - oppure non si può prendere sempre per buona qualsiasi sconfitta. Jacques Brunel dice che «abbiamo dato una bella immagine del nostro gioco, cercando di portare il pallone». Aggiunge che «abbiamo messo un po' di dubbi agli All Blacks e sul 10-23 (fino al 18' del secondo tempo, ndr) potevamo anche pensare di farcela». Peccato che nei restanti 22 minuti, mentre noi pensavamo, loro ci segnavano altre tre mete.
Anche capitan Parisse dice che «il risultato è pesante, ma sono fiero della squadra». Ma allora, se per caso avessimo preso solo 20 punti in meno, dove avrebbe trovato gli aggettivi per descrivere l'impresa?
Detto questo va riconosciuto che almeno per un tempo la squadra di Brunel non si è limitata a difendere, ma ha anche giocato a viso aperto contro i campioni del mondo. E se gli All Blacks hanno lasciato a riposo qualche pezzo pregiato (da Carter a McCaw) in vista di Galles e Inghilterra, l'Italia ha avuto la sfrontatezza di gettare nella mischia anche qualche bella novità, come il giovane Francesco Minto, 25enne trevigiano al debutto in azzurro e certamente tra i migliori in campo.
Così l'Italrugby approfitta di una Nuova Zelanda forse ancora distratta dalle bellezze turistiche romane e tiene botta ai maestri, andando anche in meta al 26' con uno splendido allungo di Sgarbi a conclusione di una bella azione nata da una mischia coraggiosamente giocata dagli azzurri a pochi metri dalla linea di meta dei Blacks.
Insomma, un'Italia che fino all'intervallo fa sperare l'Olimpico in un risultato almeno in linea con quello di San Siro 2009, una nazionale che si illude di restare in partita con il drop di Orquera al 53', ma che purtroppo si dimentica che le partite durano 80 minuti.
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