Lo Juventus stadium esaurito per gli ottavi di finale di coppa Italia, ieri sera a Torino, è la notizia dell'anno. Da raccontare ai nipoti increduli. Perché mai il torneo aveva fatto registrare una affluenza "ai limiti della capienza" come diceva l'immenso Sandro Ciotti. Notizia del secolo perché i nostri stadi sono cartoline miserabili, immagini desolanti di gradinate vuote, curve deserte. Mentre il cosiddetto stadio virtuale, cioè la televisione e il pubblico che assiste all'evento da casa, aumenta i suoi spettatori, lo stadio reale, quello di mattoni e riflettori, di erba e di spogliatoi, è diventato un cimitero, una discarica, un sito di violenze, evitato dal grande pubblico per motivi che sono mille e che sono racchiusi in uno studio illustrato dal Censis e bene sviluppato e commentato dal collega Flavio Paglialunga, autore del libro "Ogni Benedetta Domenica".
Il rapporto del Censis conferma e spiega la disaffezione e il distacco che ormai segna il tifoso nei confronti del calcio. Lo sport più popolare si ritrova oggi a fare i conti con una crisi interna, oltre che internazionale, una crisi di miopia e di egoismo, potrei aggiungere di ignoranza dovuta agli interessi privati di molti dei suoi dirigenti che non hanno compreso, dopo la conquista del titolo mondiale della nazionale nel 2006, in parallelo con lo scandalo di Calciopoli, che sarebbe stato opportuno voltare pagina e scattare in avanti, invece di fermarsi a festeggiare sotto il cielo di Berlino o davanti alla ghigliottina dei condannati.
Controllando i fatturati dei nostri club è facile notare come la Juventus, modello per il nostro football, sia al nono posto europeo con 272,4 milioni, preceduta dai colossi spagnoli, Real Madrid e Barcellona (518,9 e 482,6), dai tedeschi del Bayern (431,2), dai due Manchester, dal Paris Saint Germain, dalle inglesi Chelsea e Arsenal. La stessa Juventus che era quarta prima di Calciopoli, grazie al lavoro imprenditoriale del suo amministratore delegato Antonio Giraudo, ha perso dunque posizioni che sta cercando di recuperare con la proprietà dello stadio. Obiettivo inseguito da altri club italiani, a parole per il momento, con promesse di investimento e progetti clamorosi in conflitto con la burocrazia e i lacci politici del nostro Paese. I ricavi dal match-day sono bassissimi rispetto alle realtà continentali proprio perché i nostri dirigenti non hanno compreso quale possa essere l'importanza dello stadio ufficiale preferendo il format comodo dello stadio virtuale che garantisce le entrate e non necessità di proposte e idee innovative.
La media spettatori dell'ultima stagione in Italia è stata, in percentuale di riempimento degli stadi, del 56,6 contro il 96% della Bundesliga, il 95 della Premier, il 70 della Ligue 1 e il 68 della Liga. L'assenza di grandi attori è una giustificazione parrocchiale, semmai è l'assenza di una vera programmazione imprenditoriale che coinvolga i tifosi, i "clienti" dell'evento i quali vengono invece allontanati o intossicati da norme restrittive, aumento dei prezzi dei biglietti, insicurezza degli impianti già obsoleti e senza gli indispensabili servizi. Uno dei dati di Censis segnala che sono 22 milioni, all'incirca, gli italiani che seguono il calcio ma di questi il 98% lo segue in televisione. E questa grandissima fetta ritiene lo stadio un luogo insicuro. Ma, come si evince dalle ultime notizie, per i nostri dirigenti la priorità riguarda il gol fantasma, dunque il giardino sotto casa, infestato dalla gramigna però con una bella recinzione. Non usciremo da questo impasse se non con una rivoluzione che dovrà portare a sacrifici per il tifoso spettatore, meno calcio in tivvù, più gente negli stadi ma costruiti a misura d'uomo e non di speculazione, veri salotti per chi ama questo sport e non arene oceaniche prive di atmosfera e di passione.
La Juventus ci ha provato e incomincia a raccogliere i primi frutti, l'Udinese si è accodata, il Sassuolo ha rilevato lo stadio in fallimento. Il resto è propaganda elettorale, con alcune eccezioni rarissime e ambigue. Intanto la vendita dei televisori aumenta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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