Festa milanese per la repubblica trentina del basket che manda alla ghigliottina(82-102) i ricchi rimasti senza braghe e senza cuore dell'Emporio Armani, eliminati in 5 partite dalle aquile di Buscaglia in una semifinale chiusa con un «cappotto» estivo proprio in casa dei favoriti ubriacati da finti profeti.
Un'Olimpia rosso vergogna, mai visto prima un disastro del genere. Siamo oltre gli errori tecnici e tutto non è cominciato ad andare male quando cacciarono Gentile, l'aria era già pesante e nessuno credeva in quello che sedeva vicino. Dovrebbero pagare tutti, se li avessero lasciati in mano ai 9000 di ieri sera non se la sarebbero cavata soltanto con qualche fischio ed insulto. Tutti alla gogna. Allenatore, giocatori da mercato dell'usato e la società perché quel muro di sughero ha lasciato spifferi, provocato ammutinamenti, lasciato che la barca affondasse mentre il coro a servizio nascondeva il disastro sotto il tappeto.
Due tempi a inseguire (20-24 43-46), mentre Dominique Sutton (26 punti alla fine) faceva strage nel pollaio. Cerella aveva ridato fede ad un popolo disperato, lui che neanche volevano in squadra, Sanders (25 in una chiusura che dice tutto) provava a fingere impegno, ma era soltanto fumo. Quando Trento, con il genrale Craft dietologo che ha messo a stecchetto i finti registi di Milano, ha capito che avrebbe potuto mandare sotto ventimila leghe di insulti quella corazzata fatta con lo zucchero filato trovato in qualche mercato rionale ci siamo trovati alla fine del terzo quarto con il tabellone che diceva 58-79!
Incubi, malessere, dispiacere. Anche quando Trento era proprio sfinita, gioca con 7 uomini e mezzo da gara uno, l'Emporio si è rotolato nella naftalina, come nel disastro europeo, ognuno a cercare cifre personali per potersi presentare a nuovi padroni con qualcosa di decente. Nessuno meriterebbe di trovare un posto comodo per lucrare altri contratti. Fine corsa con capolinea nella discarica dei sentimenti, una clamorosa disfatta per gente che era convinta di poter scherzare con la concorrenza, con la presunzione di poter insegnare a chi in questa Milano aveva visto squadre e società vere.
A Trento la gloria, la prima finale scudetto della storia, tre anni dopo la promozione dalla A2. A Milano il miserere di un popolo, magari esigente, la città regala e pretende il massimo, ma molto fedele. Certo a Trento l'aria deve essere diversa.
Finale scudetto per basket e pallavolo: magari è gente che sa fare bene il proprio mestiere, cosa che non si può dire per Milano. Andarsene con oltre 100 punti sul groppone e insultati da tutti ecco il risultato che si ottiene quando alla mistica si preferiscono nani e ballerine, gente che ti sorride solo se la paghi bene.
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