Lorenzo il Magnifico

Musetti sbarca a Torino. È lui l'"artista della racchetta": "Ho rincorso le Finals, forse anche troppo... Ma ora me la gioco"

Lorenzo il Magnifico
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Entra quasi in punta di piedi, dalla porta di servizio. Lorenzo Musetti arriva a Torino sottovoce, nel modo più strambo possibile (perdendo una finale) ma con pieno merito. Anche se, come ha ricordato lui, "sono tre anni che non vinco un torneo". Eppure è stabilmente nella Top 10 adesso, anche se poi è vero che un paio d'ore prima Carlos Alcaraz dopo aver battuto all'esordio della Atp Finals De Minaur 7-6, 6-2 a domanda aveva risposto ridendo: "Meglio avere lui o Djokovic nel girone? Dài, non posso dire bugie: meglio giocare contro Lorenzo". Detto, per completezza, dopo un diluvio di elogi nei suoi confronti.

Gli artisti sono così, anche quelli della racchetta: per arrivare devono fare più fatica degli altri. Lorenzo dipinge con quel suo rovescio a una mano che non consiglierebbe neanche a suo figlio ("meglio a due mani, quelli come noi oggi soffrono troppo"), e per questo in un tennis che non lascia tempo di godersi il percorso anche l'obbiettivo più alto passa attraverso la sofferenza.

Lui ci credeva di arrivare tra i otto Maestri, "e ho cominciato a farlo ancor di più dopo New York, quando avevo un bel vantaggio su Auger Aliassime. Però, come se si è visto, non è bastato, mi sono mancati quei maledetti 5 punti: per fortuna siamo qui tutti e due, io e Felix". E per fortuna Atene ha lasciato comunque una cicatrice positiva ("ho dimostrato di essere migliorato anche sulle superfici dure"), diventata definitiva appunto con la sconfitta più bella e quell'abbraccio finale con Novak che gli ha aperto le porte del paradiso: "Non c'è niente di strano, lui è stato nelle regole dell'Atp. Avvisaglie non ne avevo, la certezza che non sarebbe venuto me l'ha data soltanto a rete. E no, non ho pensato di mandarlo a quel paese: mi sono fatto una risata. Le sue parole nei miei confronti dopo il match dimostrano che è giusto che io sia qui. Però, certo: che fatica".

Parla, Lorenzo, appena arrivato dalla Grecia e alla vigilia dell'esordio contro Fritz. In modo diverso rispetto alla granitica sicurezza di Jannik Sinner o al pop iberico di Carlo Alcaraz: il suo è un rumore di sottofondo (che è proprio di contrario di quello che si sente quando gioca), ma non per questo suona come un punto di arrivo. Conferma infatti, e orgogliosamente, di essere pronto, come in quel periodo dello scorso anno in cui infilò la finale di Umago, il bronzo alle Olimpiadi e la semifinale di Wimbledon: praticamente un trampolino. Ed anche che le cose belle cambiano l'umore, con l'adrenalina che fa il resto: "Non mi sento stanco, tutto quello che è successo mi ha dato entusiasmo. Certo, gli ultimi due mesi sono stati divertenti per i fans ma molto intensi per me: ho dovuto rincorrere le Finals, forse anche troppo, e forse non mi sono gestito bene. Mi sono messo troppa pressione sul fatto di voler far bene per forza per qualificarmi. In sintesi: non me la sono goduta. Però adesso darò tutto qui ed anche in Davis, il mio programma non cambia". Magari cambierà qualcosa il prossimo anno, si parla di José Perlas (ex coach di Fognini) in aggiunta all'angolo. Ma Musetti è qui e ora ("non ne parlo, se cambia qualcosa ve lo dirò io") e in quando ad Alcaraz, la sfida è lanciata: "Certo, noi artisti facciamo fatica.

Ma chi non la fa?".

Risultati: Zverev-Shelton 6-3, 7-6. Nel doppio ottimo esordio di Bolelli e Vavassori che hanno sconfitto la coppia numero 1 Cash-Glasspool 7-5, 6-3. Oggi: ore 14 Musetti-Fritz, ore 20.30 Sinner Auger-Aliassime.

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