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Lui allenato da lei? L'Italia nuota avanti

Il campione Leonardo Deplano e la sua coach Sandra Michelini: un binomio di successo. Ancora pochi casi nello sport ad alto livello, ma qualcosa si muove...

Lui allenato da lei? L'Italia nuota avanti

Donne che allenano gli uomini: una rarità. A parte qualche eccezione, come per esempio Adam Peaty, il campione di nuoto diventato grande con Melanie Marshall, o Wayde Van Niekerk, il sudafricano primatista mondiale dei 400 metri allevato in passato dalla «nonna» coach Ans Botha, sono poche le figure femminili alla guida dei campioni dello sport.

In Italia, qualcosa di buono inizia a vedersi. Tanto è vero che Leonardo Deplano, il nuotatore più veloce d'Italia, è allenato da una donna: Sandra Michelini.

Da dieci anni lavorano insieme a Calenzano, in provincia di Firenze, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Nelle ultime due stagioni, infatti, Deltaplano, come viene soprannominato in piscina, ha vinto quattro ori in staffetta tra Mondiali in vasca corta ed Europei in lunga.

Leonardo io l'ho preso piccolo, è cresciuto con me e ha addosso un suo vestitino fatto su misura. Sono felice che abbia centrato agli Assoluti il pass per i Mondiali di Fukuoka, ma l'obiettivo è andare all'Olimpiade di Parigi.

Dove è previsto il raggiungimento della parità di genere, fra atleti maschi e femmine. Mentre per quanto riguarda il numero dei tecnici, non c'è storia. Le donne allenatrici sono molto meno degli uomini. D'altronde, non è facile imporsi in un mondo specialistico maschile.

Conferma Sandra: «Io non ho grosse difficoltà a rapportarmi con gli uomini, ma è evidente che i numeri sono esigui e si predilige chiamare nelle Nazionali senior un altro tecnico maschio piuttosto che una donna. Il gender gap esiste». Non solo nel nuoto, ma in generale nello sport. In passato, ci ha provato Carolina Morace ad emergere nel calcio maschile, ma la sua avventura in C1 alla Viterbese finì dopo due partite. «Il discorso delle competenze - aggiunge Michelini - lo metto da parte. Perché una donna non è meno competente di un uomo. E poi, c'è la questione della figura femminile che fa da chioccia per i bambini. Man mano che vai su di categoria, siamo sempre di meno: vuoi perché hai una famiglia e devi gestire tutto, vuoi perché ti devi mettere in discussione, vuoi per altri motivi. Per farcela, devi avere fermezza, personalità, un carattere forte. E invece magari la donna a un certo punto si accontenta di allenare le giovanili. Io sono una atipica, riesco a fare tante cose insieme». Come allenare un campione del mondo e sognare di essere con lui all'Olimpiade. «Sarebbe un grosso segnale di apertura.

Sono convinta che un tecnico donna sarebbe un valore aggiunto oltre che un aiuto per le tante ragazze che si affacciano per la prima volta in Nazionale».

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