Amici della notte teniamoci per mano perché da sabato prossimo, con i mondiali dell'atletica in programma nel "Nido" di Pechino, la pista delle Olimpiadi del 2008, chi crede nella regina degli sport, chi crede ancora che si possa purificare l'aria, non avrà tempo per dormire. Il fuso orario soffocherà la passione, ci si dovrà organizzare, sperando nelle repliche del giorno dopo.
La prima diretta televisiva su Raisport si inizierà sabato notte all'1.15 e andrà avanti fino alle 7 della domenica. Per chi ha guardato disgustato gli ultimi scandali, controlli antidoping all'acqua di rose, quando non erano le stesse rose a truccare le gare, questo mondiale non sembra avere lo stesso fascino dei mondiali di nuoto appena chiusi a Kazan dove pure andavano in vasca anche ex dopati.
Colpa dei troppi infortuni, delle soste ai box pensando soltanto alle Olimpiadi di Rio dell'anno prossimo, ma vedrete che la scintilla scatterà appena entrerà in pista, se ci arriverà integro, l'Usain Bolt sfidato da ex peccatori che ora sembrano andare più forte di lui. Fu proprio Pechino a consacrare l'arciere giamaicano, vedremo se sui 100 e 200 le perplessità di una stagione passata a nascondersi lo rivitalizzeranno. Per adesso si sa soltanto che non rivolgerà la parola ai dopati redenti Gatlin e Gay che lo sfidano e che non andrà al raduno della sua nazionale in Giappone, campo base prima del trasferimento a Pechino.
In Cina sono già arrivati in tanti, speriamo con idee più chiare a livello dirigenziale visto che ci sarà da scegliere il nuovo presidente mondiale fra l'astista Bubka e sir Sebastian Coe, due che hanno illuminato gli stadi dell'atletica quando correvano e saltavano per vincere, due che anche nel lavoro fuori del campo hanno fatto cose importanti, soprattutto il Coe regista della splendida olimpiade londinese del 2012.
Anche se i premi per eventuali record mondiali saranno più alti di quelli che a Kazan hanno fatto tornare a casa più ricca la protagonista americana Katie Ledecky, è difficile credere che vedremo le stesse luci della piscina russa. Nel mondiale non ci sono lepri come nei meeting, si corre per vincere più che fare primati e i nuovi controlli sconsiglieranno molti a cercare imprese.
Difficile che fra i 33 italiani che andranno a Pechino si possa trovare una Pellegrini, una Cagnotto. Abbiamo due sole speranze per una gara nello stadio, quelle dell'alto, con Fassinotti e Tamberi, ma ci sarà da inseguire quel Mutaz Essa Barshim che sogna il mondiale a 2.50, oltre una porta di calcio. Per il resto sarà già un successo avere qualche finalista, sperando che sia ancora la marcia, magari con la dottoressa Eleonora Giorgi nella 20 chilometri di marcia. Altri sogni non possiamo averne dopo le rinunce per infortunio di Alessia Trost e del veterano triplista Donato.
Si gareggia in Cina, nell'umido e con l'aria non sempre ideale per chi deve faticare. Gli Stati Uniti e il loro solito squadrone, l'Europa con qualche piccolo grande diamante come l'astista Lavillenie, i giamaicani per le corse veloci, anche senza il miglior Bolt, ammesso che l'uomo più veloce del mondo non abbia messo la maschera, gli africani per dominare il mezzofondo.
Saranno otto giorni alla ricerca dei limiti dell'uomo nell'unico sport universale che non concede spazio a paesi come l'Italia dove fare sport dalle
elementari resta un sogno mai esaudito, perché se non parti dalla scuola sarai sempre costretto ad inseguire e non basta il professionismo garantito dai corpi militari a far volare e saltare la nostra modestissima atletica.