Una magia di Lautaro sveglia l'Inter. La rimonta evita l'harakiri Mondiale

Giapponesi subito avanti, poi nel finale Carboni regala la prima vittoria a Chivu

Una magia di Lautaro sveglia l'Inter. La rimonta evita l'harakiri Mondiale
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Male la prima, peggio la seconda. Però l'Inter la vince e in un Mondiale è l'unica cosa che conta. Decide Valentin Carboni, già ragazzo di Chivu nella Primavera e al rientro dopo il grave infortunio al ginocchio che gli negato l'intera stagione col Marsiglia. Un colpo di biliardo già oltre il 90esimo, col piatto destro, lui che è mancino, per spaccare finalmente il muro che l'Urawa aveva alzato per difendere prima la clamorosa vittoria (gol di Watanabe dopo 11', pareggio di Lautaro solo al 78') e poi l'insperato pareggio. Resta da giocare la partita col River Plate, ma 4 punti in 2 partite valgono all'Inter più di un piede negli ottavi di finale (e tanti altri soldi).

L'Urawa è squadra modesta, sostenuta da un tifo incredibile e caldissimo, quinta in classifica nel campionato giapponese, ben più modesto del Monterrey, che pure è settimo in Messico. Servirà un'Inter diversa da questa per battere il River (nella notte fra mercoledì e giovedì), ma già così, almeno l'onore è salvo. Resta fondamentale, e troppo sottovalutato nelle analisi della vigilia, il differente stato di condizione fra chi (i club europei) è a fine stagione e chi invece è a metà, come i giapponesi e i centro-sudamericani. Di certo, se l'Inter era stanca a Monaco, nel frattempo è stracotta. Si era già visto nel caldo di Los Angeles e non basta il clima più mite di Seattle per rivitalizzarla. E il vantaggio in avvio dell'Urawa ha alzato l'asticella.

Non è fisicamente brillante nemmeno Lautaro, eppure ha una voglia e una capacità di non arrendersi, oltre a indubbie qualità tecniche, che lo portano spesso ad arretrare per cercare un pallone pulito, e che fruttano il gol dell'1-1, in anomala rovesciata da angolo di Barella, dopo che già nel primo tempo aveva centrato una traversa. È il capitano a rimettere l'Inter in partita, Carboni la riporta dentro al Mondiale.

Le assenze, poi, non hanno aiutato: Thuram e Dumfries sarebbero stati utilissimi per sbrecciare con la forza il muro giapponese. Luis Enrique non ha nulla dell'olandese: non il fisico, non le capacità difensive, non il colpo di testa in attacco. Ha un buon dribbling, forse ottimo, ma oggi è improponibile come quinto. O cambia lui o più probabilmente Chivu cambierà l'Inter, difficile pensare che un acquisto da 25 milioni possa fare la riserva.

Qualcosa è già cambiato nel gioco dell'Inter (non inganni il possesso palla all'84%, quello è conseguenza del catenaccio altrui), perché tanti lancioni tutti insieme, per saltare il centrocampo e trovare gli esterni o le punte, recentemente non si erano mai visti. Non ripartenze, proprio palloni lunghi.

Conseguenza forse dell'assenza di Calhanoglu (potrebbe esserci col River), nel primo tempo contemporanea a quella di Mkhitaryan, mandato in campo in avvio di ripresa, nel tentativo di ridare alla squadra un po' delle sue consolidate certezze. Staffetta fra i fratelli Esposito: in difficoltà Sebastiano, ben più brillante Pio, uno che merita di giocarsela davvero.

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