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Maiorca, leggenda del mare l'uomo che sfidò gli abissi

Firmò una serie incredibile di record in apnea, pagò fin troppo una bestemmia in diretta tv, lottò per la sua Sicilia

Maiorca, leggenda del mare l'uomo che sfidò gli abissi

E nzo Maiorca amava il silenzio. Silenzioso era l'abisso del mare, silenziosa la luna, nel cielo della Pillirina mentre lui ne narrava la leggenda. Il suo mare era fuori fuori, come usano dire i pescatori e i marinai per significare qualcosa che oltre non c'è, non esiste, non può esistere. A ottantacinque anni Maiorca ha concluso una esistenza maestosa, come la storia della sua Siracusa per la quale ha combattuto, andando contro la burrasca dei palazzinari e speculatori, il vento di grecolevante che s'abbarbica sugli scogli e uccide la pace di una meravigliosa terra. Ha vissuto da uomo sotto il mare e sopra gli altri uomini che gli hanno ronzato attorno, a un certo punto anche evitandolo per colpa di quelle onde di parole e bestemmie che scaricò al cielo, riemergendo da una immersione fallita, per colpa di un idiota subacqueo cineoperatore che gli aveva impedito la discesa verso il record. Era il settembre millenovecentosettantaquattro, Maiorca aveva accettato l'invito di un circolo di Massa Lubrense, avrebbe dovuto tentare un nuovo record di immersione al largo di Punta Campanella, sullo scoglio di Vervece. La Rai decise, per la prima volta, di trasmettere l'evento in diretta, organizzando una troupe per le riprese anche subacquee. Sembrava un circo, quello che Maiorca odiava, Enzo si presentò nervoso. Partì il rituale con il conto alla rovescia per l'iperventilazione, dallo ZERO passarono dieci minuti, con una capriola Maiorca si immerse, prese a scendere, cinque, dieci metri, quando improvvisamente si ritrovò contro un corpo nero. Era un subacqueo, Enzo Bottesini, noto come concorrente del Rischiatutto di Mike Bongiorno. Stava aggrappato, con una mano come fosse sul tram, al cavo dove scorreva il peso di Maiorca che andò a sbattere con la testa contro le bombole del sub. Fu come uno sparo nel buio, improvviso, Maiorca risalì immediatamente, riapparve esplodendo come una bomba: «Chi è quel cogl.. di mer.., chi è quello stronzo, voglio sapere chi è, non si scherza così con la pelle della gente, Dio c.., Dio c..». Il Rischiatutto se la svignò, a sera i due si ritrovarono per la pace all'Hotel Tramontano di Sorrento. Una settimana dopo Maiorca tornò in mare e ottenne il record rischiando la vita, una sincope stava per portarselo via ubriaco di aria, lo salvarono per un respiro; qualche tempo dopo, andò a deporre una Madonnina sul fondo del mare di Vervece. Ma i signori della Rai si misero a novanta gradi dinanzi alle proteste dei soliti bacchettoni, quella bestemmia ripetuta significò la fine delle trasmissioni, Maiorca sparì definitivamente dagli schermi e dai circuiti televisivi, con le emittenti contemporanee sarebbe un mito, invitato nei vari reality, eroe dovunque. Lui è stato realmente un eroe, una leggenda. Ha sfidato, amandolo, il mare. Ha sfidato la propria vita che gli ha portato via una figlia bellissima, Rossana, quando stava spuntando la luce della sua maturità. Oggi, molti di lui si rammentano a fatica, più per le bestemmie che per le imprese leggendarie; lo celebrano secondo usi e costumi di un mondo che ha memoria dei viventi in quanto defunti, un minuto dopo passa ad altro.

Il mare davanti a Siracusa è stato il teatro dei suoi e nostri sogni, ogni volta che il suo corpo di bronzo scompariva sott'acqua, tiravamo il fiato come se fossimo anche noi a immergerci, tentando la missione impossibile. Secondi, minuti, attesa, voci lontane, sciabordio di barche attorno all'evento, schiuma di mare, bandierine soffiate dal vento, poi, come un vulcano in eruzione, riappariva la statua, Maiorca riemergeva come Nettuno, re e divinità assieme, tra le mani stringeva, come un biglietto vincente della lotteria, il cartellino dei metri raggiunti, trionfatore, non più uomo solo ma assieme a tutti noi, vincitore sul primato di quel rivale apneista, francese e antipatico, Jacques Mayol, impiccatosi nella sua dimora dell'isola d'Elba, dopo aver duellato con Enzo, a 60, 100, 105 metri sotto il mare. E altri prima ancora, il brasiliano Santarelli, poi Croft e Williams.

Non ha più voluto lottare contro i pesci ma contro la perfidia degli uomini, eletto senatore per Alleanza nazionale aveva preferito la battaglia dell'ambiente contro gli speculatori che hanno violentato la terra e il mare siciliano. Di quel mare Maiorca bambino aveva paura, era buio, l'acqua si muoveva anche di notte, le onde sembravano arrivare, fantasmi improvvisi, fino all'uscio di casa. Poi, il timore si trasformò in curiosità, Enzo prese a scoprirne la meraviglia, il fascino della profondità, al largo, fuori fuori, là dove sembra tutto finire. Come la vita.

Come il silenzio.

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