Il Bayern è troppo top, la Juve troppo piccola

Buffon dal mal di schiena al mal di fegato per colpa di un gol dopo 25”''. Tedeschi prepotenti, i bianconeri hanno rischiato di prendere 4 reti

Il Bayern è troppo top, la Juve troppo piccola

Quanto manca? Per ora due gol e potevano essere il doppio. La curiosità proposta da Conte alla vigilia è andata a sbattere contro la forza del Bayern e contro le debolezze della Juve. Serata impietosa per la Signora: stritolata, abbottata, appallottolata dalla forza dei tedeschi, da un gioco forse non fantasioso ma terribilmente prepotente, sostanza e qualità. Un quarto di Champions se n'è già andato. O forse molto di più. La Juve ha sbattuto contro un muro e un gol dopo 25 secondi, ha mostrato i limiti per sentirsi regina anche in un calcio internazionale. Questo Italia-Germania, proposto dalle solite retoriche della vigilia, è stato immediatamente risolto da un ragazzo nato a Vienna, di madre filippina e padre nigeriano, considerato uno dei migliori classe '91. Poi i tedeschi della compagnia ci hanno messo lo zampino e gli italiani di bella fama hanno annacquato talento e bravura.

L'altra volta fu mal di schiena, stavolta gli toccheranno mal di pancia o mal di fegato chissà per quanto tempo. Quel tiro di Alaba dopo 25 secondi ha freddato, sbilanciato, intimorito Buffon oltre alla Juve. Ed anche sul secondo gol di Muller qualcosa non è girato giusto. Peggio il primo: calcio da lontano del nero viennese, piccola deviazione di Vidal, il portierone un po' interdetto, in controtempo e valla a raccontare con tattiche e strategie. Eppure il gol, che poi è rimasto unico per tutto il primo tempo, è stato soprattutto un campanello d'allarme, più che un amaro rintocco della buona sorte. Molto più preoccupante vedere la Juve subire il gioco del Bayern, ondeggiare paurosamente sotto l'incalzare da destra di Mueller e poi di Robben subentrato a Kroos, infortunato ad una coscia, e fino a quel momento votato a circoscrivere la linea di influenza di Pirlo.

Per la Juve è stata partita in salita sotto molti profili: gli errori inconcepibili di concentrazione che hanno fatto sbarellare i piedi di Barzagli, quelli di Chiellini, che non si nega mai l'intervento hard in area (Madzukic poteva chiedere un rigore), perfino Buffon nei rinvii. Il primo tempo ha messo crudamente in mostra la differenza di caratura fra le due squadre, nonostante la Juve abbia attaccato per i primi quindici minuti infilando solo due palloni verso la porta di Neuer (punizione di Pirlo e sinistro di Vidal). Un quarto d'ora di orgoglio, poi è stato faticoso arrancare dietro la fisicità e i guizzi a doppia velocità dei tedeschi. In quei momenti il centrocampo juventino è stato carta velina e si sono rivisti i limiti di Pirlo, che tanto fatica quando i ritmi si alzano, la guardia si fa stretta (prima Kros poi Luiz Gustavo). Ci ha provato con lanci lunghi, ma ad occhi chiusi.
La squadra ha tenuto botta con la vitalità di Vidal e Leichtsteiner (ma entrambi salteranno il ritorno per squalifica) e i tedeschi hanno perfino sprecato troppo nel primo tempo. Robben e Ribery si saranno fatti venire rimorsi di coscienza. Buffon si è visto battuto più di una volta se i tedeschi non avessero calciato fuori o non gli avessero tirato addosso (Robben). Che poi, alla fine del primo tempo, Bonucci abbia spizzicato di testa una palla che poteva rimettere tutto a posto, nonostante il mare in tempesta dell'Allianz Arena, è solo uno dei classici controsensi del calcio: chi sbaglia troppo rischia la punizione.

Ma ieri sera c'era troppo differenza fra Juve e Bayern e, sebbene, la Signora abbia tenuto meglio la ripresa e i tedeschi abbiano mollato un po' quel forsennato ritmo, lo stellone del pallone non ha mantenuto fede alla legge del chi sbaglia paga. Il Bayern, cercato il gol con Mandzukic e Alaba, lo ha trovato con un tap in facile di Muller agevolato da altri attimi di incertezza juventini: Buffon respinge malaccio un tiro di Luiz Gustavo, Mandzukic sul filo del fuorigioco fa fuori tutti e cede palla a Muller vanamente inseguito da Bonucci.

A quel punto Conte ci ha provato con Vucinic e Giovinco per dare consistenza ad un attacco gracilino dove Matri e Quagliarella sono stati dimenticati, ma poco hanno tentato per incrociare qualche palla giocabile. Gli effetti sono stati minimi: Vidal ci ha provato ma solo lui. Senso di impotenza contro la prepotenza del Bayern. Difficile cambiare faccia alla qualificazione.

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