Maradona: «Se giocassi il Papa tiferebbe per me»

Maradona: «Se giocassi il Papa tiferebbe per me»

È tornato con la fidanzata, ce ne aveva per tutti e non ha lasciato in pace nessuno. El Diego faceva gol prima ancora di prendere il pallone ma ha sempre negato questa dote, ha sempre parlato molto ma non di quanto il suo dio gli abbia dato in dono. Quelle sono sempre state cose fra loro due. Ieri, a Milano per una iniziativa editoriale, si è svelato: «Mi piacerebbe fare il Papa». Cioè prendere il suo posto. Poi siccome c'era molta gente che di lui ha sentito solo parlare, ha voluto precisare: «Ho detto Papa, non papà, lo ripeto prima che vengano fuori casini... E penso che se dovessi giocare ancora nel Napoli, Papa Francesco farebbe il tifo per noi perché lui è una persona intelligente». Sempre elegante anche quando è in tuta e camminando deambula come se stesse continuamente seminando strangolatori in tenuta da gioco e fabbro ferrai mandati a porre fine al suo comando. Grande perché non si è mai vergognato di piangere, per la sua Argentina quando all'Olimpico gli fischiarono l'inno, e per la morte di Donna Tota, la sua mamma. Quando avvisarono la signora che Diego era ricoverato in fin di vita, sotto overdose, nella clinica di Punta de l'Este, Donna Tota disse: «Ho sempre detto a Diego che mangia troppo», c'era tutto l'amore, l'incoscienza e questo automatismo psichico che contagia tutto il suo clan: «Un giorno è venuta mia figlia Dalma a dirmi di smetterla di drogarmi perché così sarei morto e loro avevano bisogno di me. Ho smesso, fra quattro mesi sono dieci anni che non prendo più niente».
Un pomeriggio di outing e sciabolate, la prima sul suo mestiere: «Tra poco la gente si accorgerà che le partite sono truccate e sarà la fine del calcio». Però vorrebbe rientrarci: «Sapete perché non alleno? Perché hanno paura di me che non mi inginocchio mai, vero Blatter...? Quando lui mi definisce matto del villaggio non mi offende perché i matti, gli ubriachi e i bambini dicono sempre la verità». Poi i colleghi: «Pelè? Io ho vinto molto di più, lui è sempre arrivato dopo, anche in Brasile perché hanno votato Ayrton Senna come miglior atleta di tutti i tempi. Allora i suoi amici hanno voluto dargli un riconoscimento, quello di atleta del secolo, che non vale un c...». Adesso c'è Messi. È finalmente arrivato il suo erede? Maradona fa: «Non continuate a ripetere che al Mondiale lui mi ha deluso. Lui in Sud Africa è stato solo sfortunato e quando siamo stati eliminati dal Mondiale io non ho mai visto un uomo piangere così. È il ricordo più bello che ho di Messi. Leo è meglio di Ronaldo perché riesce a passare in mezzo a cinque giocatori. Ronaldo questo non lo può fare. Poi ci metto Neymar e Balotelli che dovete lasciare in pace. Ognuno gestisce la sua vita come gli pare, giudicatelo per quello che fa in campo, lui è uno simpatico, ricordo che quando giocava nel City mi mandò una sua foto in compagnia dell'ex fidanzato di mia figlia (El Kun Aguero). E mi ha fatto ridere».
Poi è piombato sulla nostra serie A come se fosse rimasto qui, e invece sono trascorsi più di vent'anni: «È inferiore a quella dei miei tempi? Bè, è normale, ogni domenica in Italia si giocava il Mondiale. Adesso c'è la Roma che viaggia come un treno ma il mio Napoli ha più fame di vittoria. Un giorno mi piacerebbe allenarlo, per il dopo Rafa io ci sono».
Poteva mancare una stilettata a Ferlaino? Lo spunto è stata la cessione dell'Inter: «Con me Moratti è sempre stato un signore. Quando ha messo le mani in tasca per l'Inter lo ha fatto per bene, non come Ferlaino che adesso sta a Ibiza.

Persone come Moratti lasciano un vuoto che difficilmente sarà colmato, è un uomo di classe. Thohir invece non credo sappia molto di calcio, è più abituato a parlare di basket o baseball, ma con i soldi a questo mondo si può imparare tutto». Banale? No, Diego mai banale.

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