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Di Maria predica bene. Juve aggrappata all'Europa

Tre assist dell'argentino e digiuno finito in Champions ma la squadra di Allegri si rivela ancora imperfetta. Rabiot (doppietta) e Vlahovic, il Maccabi sbatte sui pali

Di Maria predica bene. Juve aggrappata all'Europa

Fuori dalle secche degli zero punti in Champions, ma non dalle paure di una squadra a credibilità limitata. Juve che può dominare la partita ed, invece, chiude con una sorta di delirio tremens fin quando Rabiot non ha chiuso la partita come l'aveva cominciata: segnando il gol che toglie a tutti il peso dallo stomaco. Re assit di Di Maria, tre gol bianconeri, due del francese con lo chignon, in attesa di capire che Juve sarà anche nel ritorno con il Maccabi. C'è voluta la qualità, finalmente azioni da piedi buoni per vedere la Signora andare al gol e smentire tutti quelli che colpa del gioco dell'allenatore. Il calcio è molto più semplice: basta saper toccare il pallone.

La Juve ha fatto lezione con Di Maria, finalmente uomo della provvidenza per gli attaccanti. Gli altri hanno proposto piedi quasi centrati. Si sono messi di buona lena l'argentino e Rabiot per dimostrare la qualità al potere: passaggio filtrante dell'uno ed ecco il francese sbucare libero e bello, far partire la sassata di sinistro sotto la traversa. Rete che sbloccherà la partita e resterà nelle statistiche, visto che il francese non segnava da un anno. Non è un caso che l'idea sia stata replicata ad inizio ripresa: stavolta con Di Maria impegnato a lanciare Vlahovic e in gol. Momento da brivido per gli spasimanti del serbo, in astinenza Champions da quasi 8 mesi: sfida col Villareal.

Ma è stata la prima rete juventina a scuotere un match intristito, aggiungiamo che così è stata restituita logica ai valori del calcio europeo. Gol come un lampo nel buio che stava attraversando lo stadio, c'era rischio di addormentarsi come la squadra sul campo. Solito copione di una compagnia ancora imperfetta: un quarto d'ora di vampate calcistiche, poi il lento mollare di concentrazione e determinazione. Per le fortune bianconere dall'altra parte c'era il Maccabi, un bel gruppo di volonterosi pronti a sparare palla da tutte le parti, ma con gioco e consistenza mollaccioni: forse causa digiuno religioso.

La Juve, invece, con il trio Fideo (De Maria), speranza (Kostic) e vanità (Vlahovic) ha mostrato idee ambiziose. Di Maria pronto nel fare e disfare, Kostic a fare da spalla, Vlahovic interprete dello disfare nelle prime due occasioni: sprecate. E con una terza, nella ripresa, buttata all'aria subito dopo il gol. Ghiottonerie calcistiche e pazienza se la Juve migliore si è vista per i primi 10' quando il centrocampo pareva bello tonico. Poi, lentamente, l'effervescenza si è dissolta fin ai gol. La Signora, fra l'altro, ha fatto i conti con un infortunio a De Sciglio, con due pali del Maccabi e con un gol in millimetrico fuorigioco di Vlahovic, che non perde mai il vizietto: infatti Allegri non l'ha presa bene. Ed immaginate l'umore quando David, appena entrato, ha pescato la follia di Szczesny, in uscita senza senso, per segnare il 2-1. Poi sono stati altri rischi: da Juve ancien regime.

Ma tutto è finito in gloria.

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