Marocco-Francia, tra riscatto e retorica è un derby d'Europa

Solo 3 nazionali giocano a casa, gli altri nel continente e c'è chi parla meglio il francese

Marocco-Francia, tra riscatto e retorica è un derby d'Europa

La festa è totale. La propaganda spinge, il Marocco esprime il riscatto di un Paese e di un popolo, la prossima partita contro la Francia rappresenterà il momento storico di un confronto tra culture diverse, opposte e conviventi. L'euforia necessita di un contraccettivo: il sociologo marocchino Abderrahim Bourkia denuncia il fenomeno dilagante della violenza negli stadi del Maghreb, la gioventù socialmente ed economicamente emarginata trova negli stadi il sito dell'affrancamento, una riscossa che quest'anno ha colpito diverse partite del campionato marocchino (Botola 1 Pro). Gli inglesi hanno esportato football e hooliganismo ma il mondiale del Qatar ha regalato immagini di un squadra superba, guidatA dall'intellettuale Walid Regragui e composto da un gruppo che gioca nei migliori tornei d'Europa: 5 in Francia, 4 in Spagna, 3 in Italia, come 3 in Inghilterra, 2 in Belgio, 1 in Scozia, 1 in Libia, 1 in Qatar e 1 in Arabia Saudita, soltanto tre giocano nel campionato marocchino.

La storia di Sofiane Boufal è la didascalia di questo carrefour che sta portando la nazionale nelle prime pagine dei giornali. Lui è francese di Parigi, di suo padre si persero subito tracce e memoria, la madre, cameriera, lo allevò insieme con altri due figli, trasferendosi nel quartiere de la Roseraie di Angers. Fino all'età di sedici anni Boufal era alto 1 metro e 40 cm, faticava a trovare una squadra che gli desse spazio, pensavano che con quel fisico non sarebbe mai potuto diventare un calciatore vero. Lo sviluppo avvenne in modo quasi improvviso, Sofiane Boufal da difensore si trasformò in attaccante, ala, dribbleur, ha fatto il giro dei club europei, in Inghilterra e in Spagna per poi tornare ad Angers. Poteva scegliere di giocare per la Francia ma a convincerlo di restare fedele al suo Paese fu Hervé Renard (oggi alla guida dell'Arabia Saudita), era stato suo allenatore al Lille e aveva preso in mano la nazionale marocchina. Boufal non ha tradito, dunque ma parla francese e la conferma è arrivata durante un'intervista, nel dopo partita di Marocco-Spagna. Il giornalista della televisione marocchina ha formulato una lunga domanda in lingua araba berbera, la risposta di Boufal è stata esemplare: «Per favore. Parlo in francese». Un'offesa al suo popolo? Niente affatto, semmai il rispetto assoluto della lingua e della tradizione: «In altre occasioni mi sono espresso in arabo berbero ma quando sono tornato a casa i miei parenti mi hanno deriso perché avevo sbagliato la pronuncia. Meglio il francese, dunque, che è la lingua del luogo della mia nascita».

Da oggi a martedì molta letteratura sui rapporti tra i due popoli, le guerre dell'Ottocento, il protettorato agli inizi del Novecento, l'Indipendenza nel 1956, la nazionalizzazione delle terre francesi in Marocco, i buoni rapporti tra il re Mohammed VI e Jacques Chirac, la crisi con Hollande, l'ordine firmato da Macron per l'espulsione di 3.300 rifugiati di cui soltanto il 2,4 per cento realizzato. La partita è doppia, lo stesso Macron ha annunciato la sua presenza per la sfida in Qatar. Forse sarebbe meglio per lui controllare le situazione di Parigi.

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