Non c'è un caso Mazzarri, c'è un caso Inter. Il presidente Erick Thohir è arrivato a Milano attorno alle 15,30 di ieri, lo attende una settimana di caccia grossa che culminerà con Inter-Napoli posticipo delle 20,45 di domenica. Sono previsti incontri con tutto il management, dirigenti, giocatori e Mazzarri, compresa un'assemblea dei soci e un faccia a faccia con Tronchetti Provera per capire il futuro dell'accordo con l'Inter in scadenza nel 2016.
Ma la gente è stanca di sentir parlare di merchandising, di brand e di altro che non sia esattamente un pallone che gira. L'unica uscita apprezzata di Thohir è stata ammettere che per l'Inter serviranno tempi più lunghi, la vendita delle magliette è venuta dopo. Il presidente, stimatissimo e apprezzato in società, si è circondato di gente di settori differenti con un backgroung forte, ma nessun personaggio di campo, e visto che il contesto è questo, la mancanza sembra grave. Il nuovo Ceo, Michael Bolingbroke, è stato presentato a luglio come il futuro riferimento per tutti all'interno della famiglia, un po' quello che era stato per 18 anni Massimo Moratti, insomma l'uomo forte di Thohir. Peccato che poi il presidente sia sempre stato costretto a sentire il suo predecessore per capire cosa stava accadendo in Corso Vittorio Emanuele. Telefonate a raffica per risolvere il malinteso sullo scambio Vucinic-Guarin, le più recenti per ricevere un'opinione su Mazzarri da chi lo aveva scelto. Tutto questo fa capire come non ci sia un reale riferimento fra i nuovi arrivati in società, e quanto sia stato frettoloso tagliare tutti i reduci tout court , zero background , per avere una traccia del passato occorre andare dai magazzinieri.
Mazzarri c'è finito in mezzo senza avere le genialità di Pep Guardiola o il carisma di Josè Mourinho. Ripete continuamente di avere in mano la squadra e di conoscere i buchi neri, ma lo stress lo sta attanagliando come tutti i successori di Mourinho, uno che veniva in conferenza stampa con delle cose da dire, potevi fargli la domanda che volevi, lui non rispondeva, diceva quello che aveva in mente di comunicare.
Mazzarri è solo il terminale di un disagio societario a largo respiro che parte da un club sotto torchio del fair play finanziario, una presidenza che ha messo questo aspetto davanti a quello agonistico, il tutto senza una copertura, intesa come gente scafata, navigata, pronta a mettersi al timone. Qui tutto nuovo, bambole, e così arriva un certo David Moyes che dopo aver affossato lo United dice di sentirsi pronto ad affossare l'Inter. Grazie, già fatto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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