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Mercedes, solito dominio Harakiri della Formula 1

Pista corta, doppietta, la numero 11 stagionale, quinto successo di Rosberg, secondo di fila, con i trionfi del neo e di nuovo campione del mondo Hamilton fanno quindici in due su diciotto gare. La Rossa terza, a podio, con Vettel, Kimi quarto e però lontano, la Ferrari di nuovo seconda forza, che poi è il leit motiv dell'anno di resurrezione rampante

Mercedes, solito dominio  Harakiri della Formula 1

Pista corta, doppietta, la numero 11 stagionale, quinto successo di Rosberg, secondo di fila, con i trionfi del neo e di nuovo campione del mondo Hamilton fanno quindici in due su diciotto gare. La Rossa terza, a podio, con Vettel, Kimi quarto e però lontano, la Ferrari di nuovo seconda forza, che poi è il leit motiv dell'anno di resurrezione rampante. Solo che non basta. Non garantisce sonni tranquilli, anche se a Maranello il concetto è stato abolito, diciamo mai esistito. Però il podio di ieri non basta neppure e soprattutto a lavorare tranquilli per il 2016. Niente da fare. Sarà rincorsa anche l'anno prossimo, ormai lo si è capito. Seb che ci mette l'anima e nel corto di Interlagos chiude a 14 secondi dal duo über alles dice chiaro e tondo che il 2016, ultima occasione prima di altri cambi regolamentari per azzannare i tedeschi, non partirà alla pari come si sperava. Perché la Ferrari c'è ma non c'è abbastanza. E fa bene il capo della gestione sportiva Arrivabene a sottolineare che le gioie sono altre rispetto al risultato di ieri e però se c'è «qualcosa di cui andare soddisfatti è sapere di essere stati gli unici con le Mercedes a chiudere a pieni giri, tutti gli altri doppiati». E fa bene Seb Vettel ormai capopopolo rampante a puntare sul bicchiere mezzo pieno e dire che «sì, è stata una delle mie migliori gare stagionali e mai siamo stati così vicini come ora. Perché le Mercedes hanno spinto dall'inizio alla fine anche se Nico e Lewis non si sono dati battaglia. Lo sappiamo, la Mercedes è in posizione di forza, ma se guardiamo a noi, a dove eravamo la scorsa stagione, è evidente che i nostri motoristi hanno fatto un miracolo». Vero, giusto, sacrosanto, ma si sapeva da un po' che i motori in F1 oggi sono due e il resto del mondo corre dietro. Per cui plauso al Cavallino per il lavoro fatto però occhio ai tempi perché comunque le Mercedes su gomme medie andavano più o meno come le Ferrari su morbide e perché Hamilton finita la gara pareva Marquez a Valencia che provava a giustificare come mai non avesse tentato l'affondo su Lorenzo. Infatti ha detto cose del tipo «questo circuito è meraviglioso però quando ti avvicini a uno proprio non riesci a passare...», lasciando intendere che le posizioni erano prefissate. Non a caso ha aggiunto: «A me piace competere, sarebbe bello che si prendessero più rischi a livello strategico, sennò si fanno gare come questa».La verità è che la F1 tutta non ha ancora capito quanto stia scherzando col fuoco. Questo è un mondiale chiuso da tre Gp dove, anziché creare show, la Mercedes preferisce chiaramente gestire e controllare i propri piloti (ma a parti invertite, statene certi, l'avrebbe fatto anche la Ferrari visto che di solito sono Williams e McLaren a non avere questa cultura sportiva distorta). Si spiega solo così che un pilota affamato come Lewis si sia all'improvviso spento e uno bollito e iellato per tutto l'anno come Rosberg abbia preso a volare e a non inciampare più negli inconvenienti. Ma contenti loro e contento il Circus, avanti con spettacoli come quello di ieri. La verità è che la F1 sembra un'accozzaglia di violinisti del Titanic che suonano mentre tutto affonda. Se non altro sulla scialuppa è balzato Alonso. La sua foto prendi sole di sabato impazza sul web. Non se ne abbia Nico.

Ma il trionfatore del Gp del Brasile parla spagnolo.

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