Da Messi al morto. La faccia sporca della culla del calcio

Franco Nieto, calciatore dilettante, massacrato a colpi di mattone. Tra gli aggressori un gruppo di ultrà e forse anche gli avversari

Da Messi al morto. La faccia sporca della culla del calcio

Lo hanno aspettato all'uscita dello stadio. Lo hanno aggredito, picchiato, con i bastoni, i calci e due mattoni sulla testa. Franco Nieto aveva trentatre anni e giocava a pallone per il Tiro Federal, squadra di dilettanti argentini. L'arbitro lo aveva espulso, assieme con altri cinque compagni della sua squadra, a dieci minuti dal termine della partita contro il Chacarita, in un torneo regionale argentino. I tifosi, i vigliacchi del Chacarita gli hanno teso l'agguato. La polizia ha fermato due aggressori, due assassini e si dice che tra i malviventi ci fossero anche alcuni calciatori della stessa squadra.

Questo è il football nel Paese del football. Questa è la deriva che il gioco più bello del mondo ha preso dovunque e comunque. Perché l'Argentina di Maradona e di Messi ha una cara sucia , una faccia sporca, di violenza, di droga, di corruzione, che ha preso il football e i suoi protagonisti, come lo ha preso in Colombia e in Brasile, nel Sudamerica tutto, come nella cosiddetto mondo civile e civilizzato, dico l'Europa.

Perché che cosa altro è diventato il calcio in Italia? Non è forse combine, facile denaro in nero, non è aggressione agli arbitri dei campionati dilettanti, non è minaccia, furto, scippo, rapina ai calciatori dei Napoli e alle loro famiglie? Non è violenza continua negli stadi, con spari di bombe carta, accensione di fumogeni tossici (ci sarà un magistrato che prima o poi se ne occupi), di lanci di oggetti vari? Il morto di Napoli-Fiorentina, l'omicida romanista, così come il caso Raciti, sono pagine senza senso o forse con una spiegazione chiarissima.

E non è stato così, appena l'altro ieri, nella civilissima Madrid? Non è così in Francia o in Inghilterra?

Il calcio è, come non mai, specchio di una società cattiva, faziosa, dove l'avversario non va battuto ma abbattuto, giustiziato, eliminato. Avversario sportivo, politico, religioso. E il football si è adeguato alla regola, ha il suo Isis che cerca pubblicità e tiene sotto schiaffo, ricatta il resto della popolazione.

Dieci, cento delinquenti sono capaci di far interrompere una partita. È delle scorse settimane la notizia che un manipolo di tifosi, si fa per dire, juventini, sono stati fermati per spaccio di droga e bagarinaggio oltre ad atti di violenza. Nessuno ha alzato la voce, nessuno ha pensato che il fenomeno non sia isolato ma comune perché il «nostro meraviglioso pubblico» ha le chiavi dell'evento, al Nord e al Sud. Chi ha provato a reagire, come Claudio Lotito a Roma, è stato costretto a girare con la scorta, a ricevere minacce relative anche ai suoi famigliari. La capitale, come Madrid per la Spagna, è un Bronx di animali che cercano di affermare nel football il loro potere mafioso. Non soltanto Roma, ho detto di Torino, a Parigi i casseurs del Paris Saint Germain fanno quello che vogliono, gli ultrasur del Real Madrid sono stati soltanto in parte isolati, una indagine recente ha portato a definire la mappa dei tifosi violenti in Spagna, c'è una par condicio ideologica, di pensiero e di azione, cinque gruppi di estrema sinistra (Deportivo, Celta di Vigo, Real Sociedad, Siviglia, Rayo Vallecano) cinque di estrema destra (Espanyol, Cordoba, Atletico, Real Madrid, Malaga).

I fatti argentini non hanno trovato particolare risalto sui fogli di Baires e dintorni.

È cronaca nera ordinaria, Nieto non è Maradona e nemmeno Messi. Può morire anche preso a mattonate, fa parte di questo splendido gioco. La partita ricomincia. Anzi, continua. E oggi, a Firenze, tra Fiorentina e Juventus, già sento puzza di polvere nera.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica