La cronaca e la storia della Champions league scelgono il Barcellona che ne è la squadra simbolo. Capace di attrarre anche simpatie inutili da parte di qualche arbitro non proprio capacissimo come quello di ieri sera. Respinto il generoso tentativo del Milan: spaventa Guardiola e il Camp Nou per una manciata di minuti nella prima frazione per poi arrendersi più avanti, nella ripresa, quando la stanchezza rossonera e la superiorità collettiva del Barça prevalgono. Forse non è lecito attendersi di più da questo Milan che va incontro a un altro colpo basso proveniente dal recupero di Pato. Più della eliminazione, scolpita dal 3 a 1 finale, pesa sull’animo dei milanisti e sulle facce di medici e fisioterapisti, l’ennesimo insulto muscolare toccato al Papero appena rientrato dal consulto americano. «É pronto, può giocare» le assicurazioni di Meesserman passate ad Allegri. E invece in capo ad appena 14 minuti, dopo uno scatto con tentativo di stop volante, eccolo scuotere il capoccione con i riccioli e uscire mestamente dalla scena malinconica della Champions rimpiazzato da Maxi Lopez. Il Barcellona non si fida del Milan neanche quando i campioni d’Italia chiudono col fiatone e sono sul punto di arrendersi. Fanno specie le sceneggiate di alcuni esponenti dell’armata catalana: forse quel documentario inglese circolato qualche giorno fa sul web, non è poi così gratuito. Nessun dubbio sul suo successo, da segnalare e denunciare solo la spintarella ricevuta dall’arbitro con quel rigore del 2 a 1 che fa da spartiacque nella serata. Se si applicasse il metro dell’olandese, non solo in Italia, ma in giro per la stessa Champions, ci sarebbero rigori come ciliegie, uno tira l’altro, una produzione industriale.
Messi si riscatta dal dischetto, per due volte. Profetiche le parole di Guardiola: «Non provocatelo, altrimenti si scatena». I due gol dal dischetto non accendono le luci della ribalta. Leo si regala altre serpentine, altre giocate, qualche tiro non chirurgico ma nei duelli uno contro uno non esce come il monarca assoluto dall’area di rigore. Lo stesso si può dire anche di Ibrahimovic, decisivo nel primo tempo per spalancare la porta di Valdes a Nocerino. Più avanti è tutto il Milan che lo assiste poco e lo serve ancora meno, anche quando arrivano i rinforzi dalla panchina senza alcun contributo alla patria: Aquilani, Pato appunto e infine Maxi Lopez a risultato deciso.
L’unica sorpresa di Guardiola è quel ragazzino del ’91, Cuevas, spuntato al posto di Sanchez, e posizionato a sinistra per lasciare a Fabregas il “buco“ centrale. Nessuna sorpresa invece dalla partenza pancia a terra del Barcellona e dal suo calcio che è quello di sempre, pallone attaccato ai piedi di Messi o di Xavi, scambi ripetuti con centrocampisti e difensori arrivati da dietro, passaggi tutti corti e precisi. Il Milan non mostra nè coraggio e nemmeno lucidità se subisce il pressing feroce e asfissiante dei catalani specie quando parte da dietro col pallone tra i piedi dei due difensori centrali. Sembra addirittura impreparato alla rischiosa strategia del Barça. E infatti, dopo un paio di tiri non proprio esaltanti di Messi, tocca a Mexes, sulla metà campo, farsi soffiare proprio dalla “pulce“ un pallone innocuo che viene trasformato in un contropiede d’antan. Alla meglio recuperano Nesta e Antonini il quale ultimo nel tentativo, generoso, di spazzar via pallone e pericolo rovina su Messi procurando il primo rigore della sera. É il primo sul quale non è lecito discutere, Abbiati lo sfiora appena intuendo l’angolo giusto. Si può e si deve discutere invece sul secondo fischiato dall’arbitro olandese Kuipers per punire la trattenuta di Nesta su Busquets in attesa di un angolo: l’affare buffo è che Nesta subisce il blocco di Puyol rovinando addosso allo spagnolo e il fischietto ignora l’episodio. Messi naturalmente raccoglie il cortese regalo e dal dischetto lo trasforma nel 2 a 1 che mette il silenziatore alla qualificazione e anche ai patemi di Guardiola. Già, perchè prima di quel fischio galeotto è il Milan a mettere pressione al Camp Nou e a sorprendere con una di quelle giocate con cui è possibile fare a fette la difesa catalana. É sufficiente un recupero prodigioso di Robinho affidato a Ibra che infila nel corridoio giusto per Nocerino, autore del decimo sigillo stagionale.
Otto minuti appena dura la speranza del Milan.
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