La sera in cui la boxe si è messa al tappeto da sola resterà nella memoria come un incubo mascherato da spettacolo. L'altra notte, a Miami, l'ex campione dei pesi massimi Anthony Joshua ha sconfitto lo youtuber Jake Paul in quello che passerà alla storia come uno dei match più assurdi e controversi della disciplina. Forse il punto più basso di una nobile arte già da tempo in caduta libera, tanto da aver rischiato perfino l'esclusione dalle Olimpiadi. L'incontro, se fosse stato per il puro senso comune, non avrebbe mai dovuto aver luogo. Dalle immagini diventate virali, prima del colpo che ha chiuso la sesta ripresa, negli occhi dell'ex star di Disney Channel si leggeva tutta la paura mentre, di fatto, cercava di scappare dai colpi. Tant'è che persino l'arbitro è sbottato: "Il pubblico non ha pagato per vedere questo schifo". A Joshua è bastato un pugno per spegnere le luci sulla carriera del biondo e barbuto Paul, il cui curriculum era già segnato da una farsa con un Mike Tyson di 58 anni. Paul ha rischiato davvero la pelle e, per sua fortuna, è finito in ospedale solo con una mascella fratturata. Si consolerà con la borsa, circa 90 milioni a testa, e i complimenti di Trump, "uomo coraggioso" ha detto.
Alla vigilia, Joshua aveva promesso: "Lo calpesterò". Non c'era cattiveria, ma la crudezza di chi sa di trovarsi di fronte a un avversario fuori misura. Eppure, in un mondo social dove arroganza e provocazione valgono più della tecnica e della disciplina, Paul ha già annunciato di voler sfidare Canelo Alvarez tra dieci giorni. Ma dopo questa dolorosa figuraccia, dopo questa punizione inflitta dal ring, ci si augura che il suo nome venga cancellato per sempre dalla mappa della boxe. I puristi si chiedono: perché la nobile arte è diventata un circo? Incontri come questo, in cui la disparità di peso, esperienza e pedigree è lampante, lasciano dubbi sulla sicurezza e sul senso stesso della disciplina. Paul pesava poco meno di 90 kg, Joshua oltre 113, con tredici centimetri di differenza in altezza. Eppure il match è stato approvato, trasformato in un evento globale di streaming da nove cifre, con Netflix in prima fila.
Per Joshua, oro olimpico a Londra 2012 grazie anche al furto subito dal nostro Cammarelle, ed ex campione IBF e WBO, questa vittoria non è rinascita, ma l'ennesima dimostrazione di come la boxe sia cambiata. Per Paul, forse, è l'ultimo giro sul ring.
La sua compagna Jutta Leerdam, campionessa olandese di pattinaggio su pista lunga, invece, è pronta a volare a Milano per l'Olimpiade. Lei sì, vera atleta e campionessa, lui, invece, solo complice circense dell'ennesimo agguato a una nobile arte dello sport.