Michela kamikaze della neve fra i pazzi delle tavole volanti

Moioli ci prova: a gennaio si è sfasciata, a Sochi è già volata a testa in giù

Sochi Attenzione, attenzione: è atterrato un kamikaze a Sochi, obiettivo dichiarato l'Extreme Park di Rosa Khutor! Fortuna vuole che Michela Moioli, è lei la kamikaze, sia riuscita a passare indenne tutti i controlli e oggi sia pronta per il suo esordio olimpico nello snowboardcross, quella gara un po' folle in cui si scende tutti assieme sgomitando, fra paraboliche e salti nel vuoto. Gara spettacolare, gara rischiosissima (ieri l'azzurro Perathoner si è rotto il polso in prova), gara in cui ci vuole un pelo così, quello che certo non manca alla diciottenne bergamasca che un anno fa, alla preolimpica di coppa del mondo su questa stessa pista, batté tutte. «Ma era un anno fa, ho trovato tutto cambiato, la pista è più difficile con salti più grandi». Michela ha già assaggiato anche la neve, nel vero senso della parola, visto che appena arrivata, in allenamento, è volata a testa in giù dopo un salto. «Tutto normale, lei si butta sempre senza calcoli, cade spesso, ma quando sta in piedi…». I maschi del team azzurro la prendono in giro. Michela è la più giovane, la più matta in un gruppo di mattacchioni che a Casa Italia, l'altra sera, volevano farla grossa all'inviato di una tv che voleva intervistare Omar Visintin, tre volte sul podio in stagione. «Vado io, dai, sono sicuro che non si accorge dello scambio di persona, chi ci conosce a noi?» rideva Tommaso Leoni, mentre Luca Matteotti ribatteva «Ma va! Omar è famosissimo ormai!». Simpatici, goliardici, non potrebbero essere altrimenti i ragazzi che decidono di sfidarsi nel rollerball sulle tavole. Sono anche belli carichi, grande notizia, visto che da questo gioco potrebbe saltar fuori qualche medaglia preziosa. A cominciare proprio dalla gara femminile di oggi. Michela è fra le favorite, anche se dopo la botta tremenda rimediata a metà gennaio (lussazione alla spalla e trauma cranico, è rimasta priva di conoscenza per qualche minuto dopo essere stata colpita dalla tavola di un'altra concorrente mentre era a terra) ha perso venti giorni di allenamento. «Ma quella botta è solo un ricordo, anche la gara dell'anno scorso è un ricordo, qui sarà tutto più difficile: avversarie tante e tutte pericolose». A cominciare da Maltais e Jacobellis, la Lindsey americana di riserva, diventata famosa a Torino 2006 quando regalò l'oro già vinto facendo un'acrobazia gratuita per dare spettacolo all'ultimo salto: aveva un vantaggio enorme sulla seconda. Cadde, si rialzò e vinse l'argento.

Quattro anni fa fu 5a, ora vuole l'oro. Assieme alla Moioli l'Italia schiera Raffaella Brutto, l'unica del gruppo ad aver già gareggiato a Vancouver. «Allora ero tesissima, qui mi sento più matura, con Michela ci diamo forza a vicenda».

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