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Milan, adesso i rinforzi Juve, delusione Lucio

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Si ricomincia da questa classifica: prima l'Inter, seconda la Juve, terzo il Milan. Messa al confronto con quella licenziata il 13 maggio scorso fa un certo effetto. Allora, per riepilogare, Juve prima e Milan secondo staccarono nettamente la concorrenza, attardata nelle retrovie. Non è un ribaltone di poco conto perciò. Che si può leggere, in controluce come la conseguenza diretta del mercato fin qui realizzato oltre che dell'assenza degli europei in arrivo martedì sul posto di lavoro. In qualche caso c'è la fondata speranza di valorizzare talenti non ancora inseriti a pieno titolo nel calcio italiano (Guarin e M'Baye per l'Inter, El Shaarawy per il Milan), in altri c'è l'esigenza dichiarata di amministrare meglio le risorse di nuovi arrivati a corte (Lucio per la Juventus), in altri ancora c'è il sospetto di aver sbagliato indirizzo (Acerbi per il Milan).
Milan, servono rinforzi. Max Allegri è consapevole di quello che lo aspetta: fucili spianati e plotone d'esecuzione già pronto (basta dare un'occhiata al manifesto funebre piazzato sotto gli uffici di via Turati). Non sarà facile sottrarsi a questo destino. La presenza di Thiago in difesa e i gol di Ibra servirono a spianare ogni dosso del campionato, a raddrizzare ogni piccola curva: da oggi il Milan dovrà sudare ogni falsopiano, ogni gol, ogni eventuale successo e patire ogni sconfitta più del dovuto. Il tecnico è in attesa di 3-4 rinforzi: Matri è una delle opzioni, non l'unica . Bisogna puntellare la difesa, moltiplicare la cifra tecnica del centrocampo e provvedere a riempire il vuoto lasciato dai 35 gol di Ibrahimovic. Sarà tutt'altro che facile. A Bari ha deluso Traorè, Acerbi è da rivedere, Boateng ed El Shaarawy le certezze.
Inter, la raccolta. All'Inter è tempo di raccogliere i frutti dall'albero. Sono la conseguenza diretta di alcune scelte di fondo: la forte identità tecnica costituita dal tecnico debuttante Stramaccioni, la crescita di alcuni esponenti del mercato di gennaio, arrivati ad Appiano nell'ora sbagliata e ora pronti a ripartire con maggior convinzione. Non è solo il caso del promettente colombiano Guarin. All'elenco si possono aggiungere anchel 'argentino Alvarez rimasto ai margini e Ranocchia, finito in un cono d'ombra. Il punto di svoltaè rappresentato dal felice inserimento di Palacio e dal ritorno di Sneijder ai livelli del 2010.
Juve, la scommessa Vucinic. Zeman fu il primo a indicare la strada ai tempi di Lecce: avvicinare sempre più Vucinic alla porta in modo da migliorare le sue cifre in fatto di gol, elemento decisivo per un attaccante. L'esibizione di Bari del montenegrino sembra promettere meglio dell'anno precedente, scandito da troppi errori di mira per passare inosservato. Non ha più alle spalle l'ombra gigantesca di Del Piero, patita in qualche circostanza. La carrozzeria della nuova Juve è già bella e pronta, Conte è apertamente soddisfatto del lavoro svolto da Marotta, mancano un paio di particolari per completare il capolavoro. I prezzi in circolazione non autorizzano sogni di gloria, da quelli sbandierati a Firenze per Jovetic (30 milioni di euro) per finire alle valutazioni di Van Persie provenienti da Londra. La conseguenza operativa è una sola: bisogna aspettare il momento opportuno per sferrare l'assalto decisivo. E attendere un paio di scadenze: l'avvicinarsi del 31 agosto, giorno di chiusura del mercato italiano, e la prima di campionato, quando prestazioni (dei singoli) e risultati detteranno l'agenda per interventi urgenti. In quei giorni molti presunti titolari si ritroveranno “scaricati“ brutalmente dai rispettivi allenatori e chiederanno di cambiare società oltre che contratto. Evidente una lacuna da segnalare al volo: Lucio deve ancora entrare in sintonia con Conte e i canoni della sua organizzazione difensiva. Contro Coutinho, a Bari, si è lasciato tradire da un rimbalzo galeotto, ma forse è il caso di mandarlo a scuola per un recupero delle lezioni precedenti.

Il centrocampo italo-cileno e i suoi ricambi sono l'asso nella manica di Conte che per la prima volta si deve misurare con un calendario completamente diverso rispetto a quello di un anno fa. Allora ebbe il tempo di lavorare, modificare, cambiare: questa volta, con la Champions, bisogna partire pancia a terra.

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