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Milan, un altro stop. Balotelli non incide. Miha: "Troppo buoni"

Espulso Romagnoli, i rossoneri reggono solo un tempo. Poco per aspirare alla zona Champions. E il Genoa risale

Milan, un altro stop. Balotelli non incide. Miha: "Troppo buoni"

È un Milan dalla doppia vita, incapace di pareggiare: o è tutto oro che luccica (3 successi) o è tutto nero tenebra (3 sconfitte) con l'aggiunta del nono gol subito in sei turni che non è proprio una cifra di cui menare vanto. Questo è il Milan di mezzo messo in piedi da Sinisa Mihajlovic, capace di reggere a buoni livelli di ritmo e di calcio giocato, solo per un tempo, poco per aspirare alla zona Champions. Così è andata a Udine dopo quella partenza stratosferica, così è andata anche ieri all'ora di pranzo a Genova dinanzi al Grifone felice nel cancellare la preoccupante striscia negativa grazie a un solo tiro in porta reso irresistibile dalla deviazione di Bonaventura schierato in barriera sulla punizione di Dzemaili. L'analisi del tecnico serbo è ripetitiva. «Ci manca la cattiveria», ha continuato a lamentarsi. No: è una questione diversa che attiene alla continuità, diciamo anche alla porzione ridotta di energie fisiche e nervose visto che il famoso salto di qualità richiesto (tre successi di fila) è assente da una vita, sedici mesi addirittura, dalla tabella di marcia rossonera.

Nella prima frazione, in parità numerica, il Milan è stato molle e poco propositivo, si è fatto sorprendere dalla maggiore aggressività del Genoa soffrendo oltre misura in alcune zone del campo nevralgiche. Per esempio sul binario di destra dove Calabria, opposto al più dotato Perotti, ha visto i sorci verdi per larghi tratti della sfida. Per esempio nella coppia centrale dei secondini rossoneri dove Zapata e Romagnoli, opposti a Capel e Pavoletti, hanno fatto a gara per macchiare le rispettive pagelle con giudizi scadenti. Il colombiano ha sporcato incredibilmente un paio di rilanci innescando il contropiede genoano, il suo partner romano invece è finito due volte sul taccuino di Tagliavento e ha lasciato la compagnia in dieci per tutta la ripresa. Annotazione tecnica: esagerata la prima ammonizione, discutibile anche la seconda da parte dell'arbitro che alla fine ne ha distribuite addirittura dieci, troppe per una sfida mai deragliata dai binari di una balda regolarità. In dieci (Rodrigo Ely ha preso il posto di De Jong poco utile alla patria), il Milan ha giocato meglio nella seconda frazione e non si è trattato di un paradosso ma della conseguenza plastica di talune perfomances migliorate. Si è destato Bertolacci assente nella prima parte, ha finalmente avuto un palla per tirare in porta Luiz Adriano, Kucka e Rodrigo Ely a colpo sicuro, hanno fallito un paio di occasioni golosissime che avrebbero potuto regalare ai rossoneri un pareggio prezioso non tanto per la classifica ma per il futuro. Balotelli ha fatto il suo senza riuscire a tirare fuori dai guai il gruppo: ha sfiorato di testa in gol, una punizione sopra la traversa, un assist con rabona per Luiz Adriano. È questo il suo contributo sotto gli occhi di Antonio Conte arrivato a Marassi proprio per controllare da vicino le condizioni di Mario dopo il colloquio con Sinisa Mihajlovic che gli ha fatto una relazione incoraggiante del primo mese a Milanello.

Ma il problema del Milan non è più Balotelli, semmai la capacità della squadra di tenere il campo ed esprimere il proprio calcio geometrico per tutti e due i tempi e non solo per una frazione. Il Genoa si è tirato fuori dalle sabbie mobili della bassa della classifica con una prestazione tutta cuore, corsa e pressing. Il meglio si è visto nel primo tempo, più tardi, in superiorità numerica, ha patito oltre misura: Lamanna ha parato, altre volte è stato graziato dalla mira dei suoi ex sodali, Bertolacci e Kucka.

Non si è visto in tribuna Enrico Preziosi, il presidente: l'assenza ha dato spessore alle voci di trattative riservate per la cessione della maggioranza delle azioni.

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