Il Milan convince ma ora deve vincere Kakà: «Non è finita»

Ci sono storie gloriose che possono cominciare da una sconfitta. Quella di Sacchi, nel primo Milan berlusconiano, debuttò con una sconfitta, rovinosa, contro la Fiorentina di Roberto Baggio ma venne accolta da San Siro con applausi a scena aperta. Identico lo scenario di San Siro febbraio 2014 che ha regalato il sorriso a Clarence Seedorf e riscaldato il cuore di Adriano Galliani. Nonostante il grave peso di due infortuni rimediati per colpa di feroci interventi spagnoli De Sciglio (trauma contusivo e discorsivo) e Balotelli (spalla malconcia) ko per 10 giorni, salteranno la Juve, possono tornare a Udine, e il dispetto per quel rigore (su Poli strattonato da Garcia) ignorato da Proença, un arbitro da stroncare. Nel giorno segnato da un paio di ricorrenze simboliche e storiche (35 anni dalla morte di Nereo Rocco e 28 dall'ingresso di Silvio Berlusconi nella società per evitarne il fallimento), il Milan ha ripreso in mano il proprio futuro. E non solo per le aspettative di una sfida Champions non ancora sepolta dal risultato dell'andata. Kakà ha dettato: «Non è finita». Balotelli ha twittato: «Grande Milan ma sfortunato». Seedorf ha chiosato: «C'è ancora un secondo tempo da giocare». Giocare bene, nel Milan di Berlusconi, è sempre stato un salvacondotto.
Lo ha provato sulla sua pelle anche Fabio Capello che preferì il cinismo dell'1 a 0 alla giocata spettacolare. Ci sono storie di panchine famose che possono cominciare da una sconfitta. Partito con l'idea di un sistema di gioco tutto azzardo, nella sera più attesa, l'olandese ha modificato l'impianto senza perdere né in coraggio e nemmeno in numero di giocatori da portare in fase offensiva: a Balotelli, Taarabt, e Kakà, si è aggiunto Poli, con efficacia visto che ha trovato un palo e si è procurato un rigore non visto dal portoghese. A Milanello l'hanno chiamata "duttilità" ma è la prova che, se ritoccato secondo criteri di logica calcistica, anche questo Milan, così sventurato e così maltrattato da risultati e fortuna, può diventare una cosa seria, una squadra. Le condizioni di un miglioramento collettivo sono anche legate ai recuperi di Zapata in difesa (con Rami che sta diventando un pilastro), del miglior Essien da mettere al fianco dell'ispirato Montolivo, e alla conferma di lasciare Kakà al fianco di Balotelli come seconda punta. In quella posizione, contro l'Atletico, Ricky ha fatto le cose migliori nel tiro: traversa scheggiata, palo sfiorato. L'unica vero deficit, e non è una sorpresa per Seedorf che l'ha scoperto il giorno stesso del suo arrivo, è la condizione fisica. La benzina ha consentito al Milan di sprintare per 50-60 minuti ad altissima velocità, poi è spuntata la lucetta rossa della riserva. E nel finale, quando la stanchezza ha reso precaria la vista e la concentrazione difensiva, ecco l'amnesia che ha consentito a Diego Costa di "uccellare" Abbiati, forse tra i meno colpevoli nella circostanza. Uscire, in tempo, e in modo spregiudicato, dalla porta su quella palla impennata dalla testata di Abate (a proposito: giustificatissimo, è stato dimenticato nello scantinato, per recuperare occhio e freschezza deve farne di partite!) non è mai stato il suo pezzo forte.
Anche al presidente Silvio Berlusconi il Milan di mercoledì è piaciuto.

Ha visto, realizzati sul campo, i consigli da lui generosamente offerti martedì durante la visita pastorale a Milanello. Da qui alle prossime settimane, si tratterà di trasformare quegli applausi di San Siro in punti.
Perchè convincere è utilissimo in fase di costruzione, ma vincere lo è ancora di più.

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