La fotografia di Massimo Moratti, presidente dell'Inter del triplete, è la più attendibile. «Non credo che sia l'esclusione dall'Europa league a preoccupare i tifosi del Milan», ha osservato conoscendo a fondo lo stato d'animo della categoria. L'attenzione del popolo rossonero è difatti tutta concentrata sulle prime mosse del fondo americano Elliott che da ieri è diventato il virtuale nuovo azionista del Milan. Gli operativi di Paul Singer non hanno perso tempo e già fissato il cda rossonero per giovedì 12 luglio, domani insomma, con il compito dichiarato di convocare l'assemblea degli azionisti (8 giorni dopo, dunque il 20 luglio) chiamata nell'occasione alla nomina dei nuovi amministratori. Diventerà il giorno del cambio della guardia: via i rappresentanti cinesi di Yonghong Li, dentro quelli scelti da Elliott. Per preparare l'appuntamento ci sono già stati contatti con Marco Fassone, l'attuale ad, il quale ha anche discusso della prossima struttura societaria per conoscere l'orientamento del nuovo azionista di maggioranza assoluta.
Che Elliott vada di corsa è confermato da altri due dettagli non di poco conto: 1) l'intenzione, già emersa nelle pieghe dei preparativi per escutere il pegno, di decidere un aumento di capitale sociale da 150 milioni; 2) la speranza che il Tas prenda nota dell'intervenuto cambio di proprietà e di prospettiva futura, valorizzata dalla presenza a Losanna di Gordon Singer, figlio di Paul, al fianco di Fassone. Sul tema, nella sentenza dell'Uefa i dubbi e le perplessità sul conto del Milan cinese erano stati rafforzati da una nota di Ernst & Young secondo cui «vi è un'incertezza che potrebbe sollevare dubbi sulla capacità del Milan di continuare a operare». L'iniezione di nuova liquidità pompata nelle casse di via Aldo Rossi rappresenterebbe il secondo segnale d'inversione di tendenza. Secondo i soliti ottimisti i 150 milioni potrebbero servire per apparecchiare un mercato lussuoso. Invece serviranno per coprire le perdite di bilancio per un paio di stagioni. Sul mercato resterà da rispettare il vincolo Uefa e cioè saldo zero tra cessioni e acquisti.
Per scoprire come si comporterà Elliott nella gestione del Milan c'è da sciogliere un nodo rappresentato dalla quota di surplus da restituire a Yonghong Li. Se tale obbligo valesse per un anno, allora il fondo avrebbe interesse a rivendere subito l'asset, altrimenti potrebbe valorizzarlo e cederlo al miglior offerente. Anche su questo fronte Elliott si è mosso con grande anticipo e ha già intavolato negoziati con la famiglia Ricketts prima di seguire la trattativa con Rocco Commisso, saltata a pochi passi dalla firma di un preliminare impegnativo per motivi non ancora noti.
L'altro quesito più intrigante è quello della scelta del nuovo management. In passato Elliott ha sondato Beppe Marotta ricevendo un cortese rifiuto. Perciò sono spuntate altre candidature come quella di Umberto Gandini, oggi ad della Roma e in passato ambasciatore presso l'Uefa oltre che dirigente al fianco di Galliani.
A ricevere il maggiore consenso presso media e tifosi, per il ruolo di capo dell'area tecnica, è il nome di Paolo Maldini, già interpellato ai tempi da Barbara Berlusconi e l'anno scorso dallo stesso Fassone per un incarico di facciata. In quell'occasione la proposta fu rispedita al mittente.
Poche ore prima del raduno, è uscito di scena Christian Abbiati a cui Rino Gattuso aveva addirittura offerto un ruolo da vice in panchina. L'ex portiere rossonero ha preferito tornare al suo business (vende moto e ha un'agenzia immobiliare).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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