Adesso è una follia, nemmeno molto lucida, pensare anche al terzo posto, oltre che allo scudetto. Fallito il passaggio fondamentale di ieri a Parma, per questo Milan dalla doppia vita (entusiasmante in Champions senza Balotelli, deludente in campionato con Mario) e dal futuro incerto, che continua a viaggiare scomodo (non vince in trasferta dal maggio scorso, ultimo giorno di campionato a Siena), non resta che rassegnarsi a una stagione anonima. Nonostante l'arrivo, diventato ormai ufficiale ieri, di Rami e Honda con il mercato di gennaio: parole di Allegri. É vero, nel paragone con il torneo passato, il Milan attuale è ancora messo meglio con i suoi 11 punti ma è il numero delle sconfitte a essere eccessivo, inquietante la montagna di gol subita. Non si possono chiedere 3 gol per vincere una maledetta partita! L'attenzione e la tensione giuste dei milanisti hanno una durata brevissima, qualche giorno appena, il tempo di superare l'ostacolo Udinese senza danni e affrontare alla pari il Barça: rimesso piede nel campionato eccolo precipitare negli errori di sempre. Se Gabriel, il giovanissimo portiere, ha qualche responsabilità sulla punizione finale che incornicia il successo, meritato, del Parma, beh tutto il resto è da mettere sulle spalle di Constant e del suo sciagurato pomeriggio. Biabiany va due volte più veloce di lui, parte 4-5 metri dietro e gli spunta davanti quasi avesse un motorino tra i piedi. Così sul fianco sinistro si apre un varco dal quale passano i due contropiedi che portano il Parma al 2 a 0 del primo tempo. É vero, Allegri non ha granchè a disposizione come ricambio per quel ruolo: Emanuelson non pare particolarmente adatto e De Sciglio è appena rientrato nel gruppo (magari lo vedremo contro la Lazio mercoledì sera). Ma attenti, ad indebolire la già fragile barriera difensiva rossonera è anche Poli con ritardi ingiustificati nelle chiusure in occasione dei due gol, il primo di Parolo e il secondo di Cassano.
Sull'orlo del precipizio, il Milan tira fuori il meglio delle sue energie. Questa volta anche sospinto da un paio di cambi azzeccati e molto didascalici: fuori Poli e addirittura Balotelli, cui bisogna dedicare il solito capitolo a parte. Mario ha le gomme sgonfie, come se quell'accidente patito in Nazionale gli abbia provocato un corto circuito fisico e mentale. Senza più cresta nè orecchini, Balotelli sembra alla ricerca di chissà quale ispirazione perdendo banali contrasti, incassando l'immancabile giallo (lo toccano in area ma lui pare già in volo): non occupa l'area di rigore, non tira in porta, non collabora. E la sostituzione a inizio di ripresa è un messaggio ai naviganti: guardate che non ci sono intoccabili nel Milan. Onore ad Allegri. L'arrivo di Matri e in partciolare di Kakà consente al Milan di tornare ancora in quota e di sfiorare addirittura il clamoroso 3 a 2: senza il galeotto stinco di Mirante, Ricardino avrebbe messo il sigillo a una rimonta prodigiosa scandita dal destro di Matri e dal tap-in di Silvestre, entrambi al debutto nel tabellino dei marcatori. Kakà cambia marcia e faccia al Milan. Si sceglie la posizione più opportuna, aggredisce palloni e rivali senza patire complessi, cuce e rammenda il gioco secondo caratteristiche che fanno di lui un autentico leader. Leader del gioco e dello spogliatoio. Non basta ma servirà Come serviranno le prime polemiche dell'anno firmate dal Milan contro gli arbitri.
Il Parma sogna ad occhi aperti nel primo tempo, respinto da una traversa (possibile 3 a 0 di Gargano) teme il peggio in quei due minuti fatali della ripresa, finisce strabuzzando gli occhi per la folgore di Parolo che l'uscita dalla barriera di Zapata rende perfida. Giusto così.
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