U n po' di zucchero filato fa bene, anzi è quasi inevitabile in talune circostanze ma un eccesso può comportare problemi alla salute, in questo caso calcistica. È il rischio che corre da oggi il Milan, appena risalito agli onori della ribalta europea per la qualificazione dopo 9 anni agli ottavi di Champions league, risultato che ha un grande valore simbolico perché seguito a una sconfitta pesante, dolorosa (perché il Napoli ha raddoppiato il distacco) e inattesa. Innanzitutto sotto il profilo economico segnala un ricco incasso stimato intorno ai 58 milioni, di cui ben 14 provenienti dal botteghino, una cifra di grande interesse testimonianza dell'entusiasmo che sta trascinando Pioli e i suoi in questa stagione post-scudetto (ne ha parlato l'allenatore del Saslisburgo). Non sono mancati gli accenti roboanti per alcune perfomances tipo quella di Bennacer («risolve problemi» dixit Clarence Seedorf) o per le cavalcate in solitario di Theo Hernandez («devastante») e i complimenti per la capacità, da tempo riconosciuta, di far seguire a una sbandata una guida sicura ed efficace della prestazione successiva. Ma chi di calcio s'intende parecchio, è altrettanto pronto a sottolineare i segnali di senso opposto provenienti dallo spareggio con il Salisburgo che non possono essere ignorati, pena il rischio di nascondere i difetti sotto il tappeto per il felice 4 a 0. Fabio Capello, da tempo, porta avanti una tesi molto condivisa: il Milan non ha la stessa feroce concentrazione difensiva della passata stagione. E la spiegazione è duplice: il rientro di Kjaer procura qualche sbrego nella linea difensiva, l'assenza di un terzo tutto-campista rende più fragile lo schieramento. Gli fa eco anche Arrigo Sacchi che ne celebra il risultato senza dimenticare la necessità di una maggiore compattezza per evitare gli affanni traditi nel primo tempo di mercoledì sera.
Solo ingigantendo le ombre e spegnendo le luci, un team giovane e alle prime esperienze internazionali come il Milan attuale può migliorare. Lo sa Paolo Maldini, lo sa Stefano Pioli che adesso dà la caccia ai prossimi tre ostacoli prima della chiusura mondiale del 13 novembre.
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