Dietro le polemiche sul var disarmato in Bologna-Milan e qualche preoccupazione di troppo per il clima tossico dei social di estrazione napoletana (presi di mira Theo Hernandez e Maldini, ndr) in parte superata dalla designazione dell'Uefa di spedire domani sera al Maradona l'arbitro più titolato, il polacco Marciniak, fischietto della finale mondiale in Qatar, c'è un altro dibattito che affligge e divide casa Milan. E riguarda la scelta, firmata da Pioli e condivisa dall'area tecnica, di aver sprecato due occasioni (Empoli a San Siro e Bologna: due punti il magro bottino) per dare la scalata alla zona Champions puntando sul turnover in campionato, moderato nel primo caso, e totale nel secondo, sia pure per un'ora e basta, al fine dichiarato di conservare il meglio dello schieramento e delle energie fisiche e nervose al doppio confronto Uefa con il Napoli. L'obiezione più gettonata è sempre la stessa: tra una potenziale semifinale di Champions e allungare il passo in campionato provando a staccare qualche concorrente fermo ai box, è cosa buona e giusta puntare sulla garanzia di disputare la prossima edizione della coppa dalle grandi orecchie, piuttosto che inseguire le chimere di una impegnativa semifinale. Sul piano teorico l'osservazione ci sta tutta.
La replica arriva direttamente dagli umori di una parte della tifoseria e indirettamente dalla convinzione del club schierato dalla parte di Pioli e della sua gestione di questa fase della stagione. Chi avrebbe potuto soltanto ipotizzare una marcia europea di questo tipo sul conto del Milan che un anno prima è uscito a dicembre dalla Champions (quarto nel girone) con un provvidenziale risparmio di energia che ha poi procurato di sicuro qualche vantaggio nello sprint finale dello scudetto 2022? Nessuno: risposta esatta. Chi fa sport sa che i grandi traguardi, tra l'altro per un gruppo così giovane e così poco abituato ai successi internazionali, vanno inseguiti e non volutamente abbandonati. Sarebbe una sorta di disonorevole diserzione.
Il Milan può uscire domani sera dalla scena perché rimontato dal Napoli ma non per aver snobbato la Champions a favore di un ipotetico successo con Empoli e Bologna. Altro dettaglio da non trascurare: con la Salernitana, lunedì 3 aprile, non un anno fa, nonostante l'utilizzo dei titolarissimi è finita 1 a 1. Altra motivazione: da qui alla fine del campionato, ci saranno otto sfide, alcune molto impegnative (Roma in trasferta, Lazio a San Siro e Juve a Torino durante la penultima) e non c'è alcuna garanzia che pur affrontando con l'organico completo il resto della concorrenza maturi il quarto posto.
È vero: c'è il rischio, potenziale, di arrivare dietro il quarto posto e perdere così la cifra sostanziosa garantita dalla partecipazione alla Champions (sui 50 milioni) ma è un rischio che va corso anche per un altro dettaglio di non poco conto. Sul bilancio del Milan destinato a giugno prossimo a chiudere l'esercizio quasi in parità la perdita eventuale non avrebbe effetti drammatici sui conti del club.
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