Milan senza identità: o attacca o difende

Non si discutono più gli uomini: qui si discute il piano partita

Milan senza identità: o attacca o difende
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Chi chiedesse una foto attendibilissima sullo stato attuale del Milan non può che rileggere la lucida analisi di Fofana. Ha dettato il francese: «Le partite arrivano e ogni volta dobbiamo aggiustare un nuovo problema». Spiega in modo chiaro il difetto originario di questo Milan targato Fonseca: non ha una identità calcistica scolpita né riesce a guadagnare un equilibrio complessivo tra fase difensiva e offensiva. O mette sotto il rivale, come accadde con Inter e Real Madrid, oppure è in grado di subire 3 gol dal Cagliari. E ancora: se si preoccupa, come contro la Juve, di blindare la chiacchierata difesa, non riesce a esprimere nient'altro che uno scheletrico zero in fase offensiva. E così la distanza dalle zone alte della classifica aumenta, si moltiplica la sfiducia del pubblico spazientito dalla doppia occasione persa con la Juve (quando potrà affrontarla priva di 5 titolarissimi) e si riduce in modo progressivo il credito del club nei confronti del tecnico portoghese scelto - vale sempre la pena ripeterlo - contro tutti i pronostici e i suggerimenti di critica e piazza.

La linea di confine è ora fissata appena più in là, al 6 dicembre, serata dedicata ad Atalanta-Milan, una sfida il cui esito può decidere definitivamente il destino di questo Milan che ha solo, al momento, da rincorrere il potenziale sbarco nei play-off di Champions attraverso le prossime due sfide (Bratislava e Stella Rossa). Non convince nemmeno la comunicazione adottata da Fonseca dopo la Juve di cui ha elogiato i numeri della super difesa (minor numero di occasioni da gol lasciate, minor numero di tiri subiti). Quando dice «lo scudetto è ancora possibile» mente a sé stesso oltre che al pubblico e non può certo servirgli per ricacciare indietro le critiche al suo lavoro l'osservazione secondo cui ha scelto lo stesso schieramento di Madrid.

Non si discutono più gli uomini: qui si discute il piano partita. Mai visto, nemmeno nel recente passato, un Milan così scheletrico dal punto di vista offensivo pur disponendo di Leao, Morata, Reijnders e nel finale (tardi) anche Pulisic.

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