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Il Milan va in Francia per guarire Gilardino

Franco Ordine

nostro inviato a Lille

Cinque giorni prima di tornare a riveder le stelle. Carlo Ancelotti fissa l’appuntamento con un Milan in salute decente e consegna la data della prossima sosta azzurra per marcare il territorio della sofferenza dall’atteso decollo. «Alla ripresa del campionato saremo pronti» promette con quell’aria sorniona da gattone siamese che fiuta il pericolo nei dintorni. Stasera appuntamento in Champions league con il Lille e poi domenica pomeriggio col Siena: ancora due passaggi tortuosi prima di abbandonare il tunnel buio e uscire allo scoperto. Nel frattempo, coincidenza di date e incroci di destini, sarà possibile prendere nota anche del verdetto dell’arbitrato Coni e con l’ultima sentenza sul caso «moggiopoli» ridefinire i conti della stagione. Forse sta davvero per finire l’inverno milanista. Forse. Per ottenere risposte autorevoli bisogna passare dall’autunno francese di Lille e spostarsi di 47 chilometri, fino a Lens, stadio adeguato al torneo continentale ed aperto alla squadra finita nel gironcino milanista. Da queste parti, sempre a Lens per la precisione, il Milan transitò tre anni prima all’alba di una stagione dall’esito stratosferico: partì dal turno preliminare (con Inzaghi lo superò a fatica) e sbarcò a Manchester, in finale, contro la Juventus di Lippi vincendo alla fine anche la coppa Italia.
Corsi e ricorsi storici? Ancelotti è un tipo concreto, un «mezzadro dolce e ostinato» come lo definisce la moglie, signora Luisa, e non si lascia certo distrarre da banali coincidenze. Semmai, di primo mattino, sotto l’umido che arriva dal cielo di Malpensa, teme qualche domandina maliziosa sulla sceneggiata di sabato sera a Livorno e chiude l’argomento con una di quelle frasi che non consentono repliche. «Guai se certi episodi non accadessero», chiosa e rammenta sotto voce di quel giorno in cui Gullit prese per il collo Capello dopo l’esclusione dalle convocazioni per Torino. Alla fine di quel tormentato debutto il Milan, senza coppe, vinse lo scudetto. Chissà se l’episodio ha una qualche lettura diabolica. Questione chiusa, allora.
L’unica questione aperta, allora, resta quella con le tv e l’assenza, dal dibattito, del sindacato allenatori. «Non finisce qui la questione», promette Ancelotti mentre Galliani, vecchio uomo di tv, sgrana gli occhi di tutti sulla realtà. «Benedetta tv: se non ci fosse, allenatori e calciatori non potrebbero permettersi certi stipendi. Un tempo guadagnavano 300 milioni, oggi sono sui 3 miliardi», fa un po’ di conti l’amministratore delegato per sgomberare il campo da ogni equivoco e rammentare anche da dove arrivino i bei soldoni che tengono in piedi il circo. Evviva la faccia. Caso chiuso, perciò, con un codicillo di Ancelotti. «Se per caso tengo fuori Seedorf non pensate che lo faccia per punirlo», manda a dire e forse è un avviso ai naviganti, olandese compreso reduce già da due turni di riposo (Aek e Ascoli) e perciò candidato a giocare nonostante la speranza di Gourcuff. Il giovane bretone, frenato da un dolore intercostale, silenzioso e indecifrabile, riceve molti complimenti ma viene scortato anche dalla prudenza degli addetti ai lavori. «Bisogna lasciarlo crescere senza pressioni», disserta Mauro Tassotti che lo vede assatanato sul lavoro, negli allenamenti cioè.
Se dal nord della Francia passa l’immediato riscatto milanista dopo il mezzo passo falso di Livorno, qui ricomincia l’avventura dell’ex signor Bonaventura del gol italiano, Alberto Gilardino da Biella, alle prese con una ferita alla testa ormai guarita e con un digiuno (0 reti in Champions) che sta diventando più che un record negativo una specie di supplizio. Il giovanotto lo affronta male, è triste e sconsolato, non capisce cosa gli succede e si guarda intorno smarrito per capire da cosa dipenda questo digiuno. «Un bel giorno, all’improvviso, passerà» pronostica Filippo Inzaghi che è il suo mentore oltre che il socio preferito in azienda a causa dell’impreparazione scoperta di Oliveira. A Lens, contro il Lille, può essere l’occasione giusta. E non solo perché i francesi sono reduci da una spazzolata da parte del Lione (4 a 1 in casa). Giocano palla velocemente e rappresentano, del girone, il rivale più accreditato dal punto di vista tecnico. Scavalcare anche questo ostacolo avrebbe il sapore di un doppio passo avanti.

Prima di chiudere col Siena in casa e tornare a riveder le stelle.

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