Milanese e milanista. Lo staff azzurro su di lui: «Può sfondare». E oggi punta al podio

Nostro inviato a Barcellona
Ci proverà. Proverà a condurre la riscossa della nouvelle vague italiana. Finora solo spine: Scozzoli, Paltrinieri (anche se la sua gara sono i 1500 di domenica), Bianchi. E una rosa: la solita nota. Federica santa e patrona del nuoto azzurro, alla faccia dell'anno sabbatico. «Fede? Macché anno sabbatico, dimostra di essere una grande professionista. Tutto per gioco? Sì, un gioco psicologico». Lui è Matteo Rivolta, milanese e milanista classe 1991, nuota a Busto Arsizio, abita ad Arconate, studia economia all'università Liuc di Castellanza. Lombardo nel senso meglio conosciuto del termine. Sì, insomma esattamente come li intendono a Napoli o a Roma. Fosse stato per lui avrebbe scelto di fare il calciatore: trequartista niente male all'oratorio. Ma la mamma ha deciso che avrebbe sfondato nel nuoto. «Ha avuto ragione, ma visti i soldi che corrono nel calcio e nel nuoto, mi vien da dire: ho sbagliato sport. Da calciatore sarei stato conosciuto di più e avrei guadagnato molto di più. Non è invidia, però…».
Dicono di lui: è uno con la testa per vincere, per sfondare. Parla il clan azzurro: Matteo? Può conquistare la medaglia. L'interessato è un ragazzo dagli occhi chiari, due spalle da gigante, taglia da farfallista puro e un modo di parlare dritto all'obiettivo.
Rivolta, cosa vuol dire aver la testa?
«Essere sicuro di quel che stai facendo. La gara è la verifica dell'allenamento e i conti devono sempre tornare».
Questo è il primo mondiale….
«Se penso che tre anni fa ero in vacanza. Mai avrei creduto di esserci oggi. E ora sono impaziente di provarmi nei miei 100 farfalla».
La nouvelle vague finora è andata maluccio…
«Sono dispiaciuto, sono mancati risultati e le attese erano legittime. Chissà: magari darò una piccola svolta al trend».
Sogni suoi?
«Qui lottare per una medaglia. Lotto per il terzo posto perché i primi due hanno già padrone: il sudafricano Le Clos (che stamane avrà accanto in batteria, ndr) e il tedesco Deibler. In futuro una medaglia olimpica a Rio».
Idoli?
«Phelps, in tutto. Per come imposta le gare, come nuota: rappresenta la perfezione cui mi devo ispirare. Peccato, che non potrò mai nuotare una finale al suo fianco».
Lei studia e nuota...
«Per vivere bene con il nuoto devi essere un Phelps. Meglio portare avanti gli studi. Poi, in futuro, mi piacerebbe legare l'aspetto sportivo a quello dello studio economico».
Uno con la testa giusta, non solo con la testa…
«Per il vero in casa sono atipico perché privilegio l'aspetto sportivo. I miei genitori sono dirigenti d'azienda, mia mamma Emilia laureata in lingue, mio padre Gianni in ingegneria energetica, mio fratello Giorgio pure. E così mi hanno messo in testa rigore, concentrazione, metodo di lavoro».
Dicono di lei: umiltà e talento…
«Certo non dico: vinco tutto io. Magari sono ipercritico. Però mi sento più talentuoso. Devi lavorare sempre sul tuo talento».
Tifoso del Milan e dei Lakers?
«I Lakers per via di una maglia che mi ha regalato papà. Il Milan fin da piccolo: per la finale di Champions con la Juve avevo riempito la sala di casa con bandiere e magliette».
Milanista del cuore?
«Shevchenko, mi sembrava una bella persona: uno degli uomini fondamentali negli anni ricchi di vittorie».
E ora per chi tifare?
«Ora devo fare gol nel nuoto. Il calcio mi piace sempre ma se penso a Milan e Inter ridotte a non comprare nessuno...».
Ovvero?
«Qualche anno fa il Milan partiva per vincere tutto, ora lotta per entrare in Champions. Eppure non penso che la Fiorentina abbia possibilità economiche così superiori.

Senza grandi acquisti non vai da nessuna parte. Ma ho fiducia, prima o poi torneremo a vincere… Sono sopravvissuti perfino gli interisti».
E chi vincerà lo scudetto?
«Purtroppo la Juve: ha organico e capacità economiche superiori ad altri».

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