La Milano in chiaroscuro. Applausi ma niente punti tra i fantasmi del passato

Inter a secco col Real nel rimpianto di Lukaku. Milan acerbo a Liverpool ma Gigio è un ricordo

La Milano in chiaroscuro. Applausi ma niente punti tra i fantasmi del passato

Milano del calcio di Champions league è come il suo cielo di questo fine settimana indecifrabile: qualche raggio di sole dietro nuvole minacciose. Così procede il ritorno nella coppa dalle grandi orecchie della ex capitale, capace di aprire le danze negli anni sessanta e di arrivare fino al duemiladieci con i suoi trionfi prima di una traversata del deserto coincisa con il cambio di proprietà. Sono state due esibizioni così diverse eppure così uguali nel risultato riscosso alla fine, al pari dei sentimenti e dei giudizi suscitati in fondo alla prima notte.

«Ci siamo imbattuti nel miglior portiere della serata» ha spiegato Simone Inzaghi attribuendo a Courtois le prodezze che hanno negato all'Inter di passare davanti al Real nella frazione migliore, la prima. Non è stato sufficiente a ricacciare indietro i primi accenni di nostalgia canaglia per la partenza di Lukaku che nel frattempo ha timbrato il cartellino col Chelsea per non perdere l'abitudine. «Avessimo avuto lui...» hanno scritto sul Web come se non fosse capitato, con Lukaku, di buscarle dal Real nella passata stagione, due volte e di perdere, per una sciagurata autorete del belga, la finale di Europa league l'anno prima, mentre era sul palo a fare da guardiano. Dzeko non ha calciato alle stelle né ha sbavato qualche pallone di testa quindi non può diventare subito, per decreto popolare, il problema numero uno dell'Inter. Forse è il caso d'interrogarsi sull'utilità di Calhanoglu, sostituito ancora, accolto con la fanfara perché sottratto a costo zero ai rivali della sponda rossonera, e già in grado di denunciare i suoi limiti, traditi durante l'europeo.

Di ritorno da Liverpool e dalla notte di Anfield, a molti di casa Milan è rimasta nelle orecchie la riflessione di Antonio Conte, schierato da Sky per commentare il ritorno dopo 7 anni della compagnia rossonera. «Durante l'intervallo Anfield era ammutolito» ha raccontato Antonio a dimostrazione che qualcosa di prezioso è avvenuto nelle pieghe di quella sofferenza indicibile per il ritmo inglese, per le palle gol sprecate e respinte da Mike Maignan, per quei 5 minuti folli in cui i ragazzi di Pioli (7 deb) sono riusciti a gettare uno stadio nel silenzio più cupo e preoccupato. Il Milan ha perso, ha patito qualche assenza di troppo, ha mostrato alcuni esponenti non al meglio (Bennacer, Kessiè, Florenzi, Giroud nei minuti finali) ma ha anche capito che da quelle parti non è destinato solo a prendere schiaffi ma può restituirne qualcuno. Di sicuro ha capito che la scelta del portiere francese, e non solo per l'ennesimo rigore parato, a Salah questa volta, specialista con 14 precedenti, è stata felice. Perché tra l'altro, ha coinciso con la panchina triste y malinconica di Gigio Donnarumma nel Psg a favore di Navas autore di qualche decisivo intervento. Il Milan non è candidato a qualificarsi tra Reds, Atletico Madrid e Porto eppure questo debutto è come se gli avesse conferito qualche sicurezza in più.

Che solo l'acciacco di Ibra al tendine d'Achille può in parte cancellare. «Non voglio rischiare di avere conseguenze. Questa volta ascolterò il mio fisico senza pensare di essere Superman», ha detto ieri lo svedese. Mettendosi in dubbio per la Juve.

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