
Un punto in due nei rispettivi gironi di Champions. Dietro l'apparente miseria di Milano c'è qualche ricchezza che adesso non spunta dal monte della classifica e nemmeno forse dal riconoscimento della critica. Separare le prove di Inter e Milan è doveroso non solo perché sono diversi i rivali affrontati e anche gli episodi che ne hanno scandito la serata magra di martedì.
Con il Real a San Siro prima e adesso in Ucraina, il difetto più apparente ha trovato una conferma: l'Inter di Simone Inzaghi è in grado di produrre cento e di raccogliere 10. Una volta - per le prodezze di Courtois - può essere merito esclusivo del portiere rivale, due volte diventa un difetto specie se poi i protagonisti dalla mira discutibile sono quasi sempre gli stessi, Dzeko in particolare. A uno come il bosniaco non puoi insegnare come si calcia in porta perciò qui il tecnico è fuori discussione. Tutt'al più è in discussione la ferocia della squadra di Antonio Conte smarrita sia per la perdita secca di Lukaku, sia perché il contributo di Calhanoglu alla causa, sovrastimato all'atto della firma del contratto, non è ancora soddisfacente a tal punto da fargli preferire Vecino. De Zerbi, privato del suo miglior attaccante, ha dominato nel palleggio e negli inserimenti senza riuscire a fare centro e alla fine ha gongolato: «Sono pochi in Italia a mettere così in difficoltà l'Inter». Vero. La Fiorentina, per un tempo, è riuscita, l'Atalanta a tratti. Ecco allora la conclusione: è il caso di rammendare meglio le smagliature dei singoli reparti e di prendere atto che Brozovic non ha un rimpiazzo all'altezza.
Il Milan può anche rischiare di arrivare ultimo nella sua Champions ma finora ha raccolto più lodi e ammirazione sincera che censure. Per mezz'ora ha messo sotto l'Atletico nel gioco e nelle occasioni (1 gol e un contropiede deviato miracolosamente da Oblak). Fosse rimasto in 11, come ha riconosciuto lo stesso Simeone, per gli spagnoli si sarebbe messo al peggio la serata. L'espulsione di Kessiè (che ha le sue belle responsabilità nell'intervento al limite del secondo giallo in una zona centrale) ha cambiato il destino della sfida, l'abbaglio clamoroso di arbitro e Var sul rigore finale hanno fatto tutto il resto. Da segnalare in tal senso lo stile con cui il club è intervenuto nel dibattito sul disastroso arbitro turco. L'azionista Gordon Singer partecipando a un evento benefico ha fatto ricorso alla splendida ironia inglese: «Abbiamo invitato anche gli arbitri di ieri sera ma non si sono visti». È un altro segno distintivo di come il Milan di Elliott intenda muoversi su questo tema così divisivo che ha spesso provocato dibattiti violenti e polemici. Così è rimasta negli occhi del grande pubblico, l'ingiustizia subita (pari a quella di Manchester a marzo scorso) più che lo stato di forma (Giroud) e di salute (Florenzi oggi a Roma per un controllo dal prof.
Mariani) discutibili. Ultima annotazione: Ibra convocato con la Svezia non ha molto senso anche se concordata con l'interessato. Sarebbe utile averlo durante la sosta a Milanello visto che è il club che lo paga, e non la sua nazionale.